SIMONA BALLATORE e NICOLA PALMA
Cultura e Spettacoli

Giuseppe Verdi, le guerre e il patriarcato: è “La forza del destino”. Tutto pronto per la prima della Scala

Grande attesa per l’evento del 7 dicembre. Chailly: “Un’opera che non va in scena da troppi anni. Sarà dedicata a Renata Tebaldi”

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Brian Jagde con Anna Netrebko durante le prove della Forza del destino

Milano – Sarà dedicata all’“immensa Renata Tebaldi”, scomparsa vent’anni fa, La forza del destino il 7 dicembre al Teatro alla Scala di Milano. L’opera verdiana aprirà la stagione dopo 59 anni dall’ultima “Prima”, non viene rappresentata al Piermarini da 25 anni. “Troppi”, sottolinea il maestro Riccardo Chailly, pronto a guidare l’impresa. Perché di impresa si tratta, non solo perché si sfida la “sfortuna” che aleggia attorno al titolo o perché ruota attorno a guerre e patriarcato, temi caldissimi: sarà eseguita la versione del melodramma in quattro atti, su libretto di Francesco Maria Piave, riscritta proprio per la Scala nel 1869. Interamente, senza tagli.

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Dominique Meyer e Riccardo Chailly alla presentazione della prima della Scala (foto Salmoirago/Ansa)

Un’opera così complessa “richiede un cast formidabile”. Lo hanno trovato alla Scala, anzi ne hanno trovati due: Anna Netrebko (“la mia eroina Verdiana dai tempi di Giovanna D’Arco”, ricorda Chailly) sarà Donna Leonora, con Elena Stikhina che sosterrà le parti il 28 dicembre e il 2 gennaio. “Auguratemi buona fortuna”, ha chiesto la diva Netrebko, ricordando le difficoltà del ruolo, tra le quali l’inno de La Vergine degli angeli da eseguire “dopo due ore di urla, canto e corse”. Si è ispirata anche alla Tebaldi, ammette. “Mi chiedono cosa sento di mio in questa parte: non molto. Non ha senso per una donna di questo secolo essere inseguiti dall’ossessione, dalla paura, dal senso del peccato. Come interpretarla? Rimanendo attaccati alla partitura, abbandonandosi alla musica. Che eleva”.

Dopo il forfait – “per motivi familiari” – del tenore Jonas Kaufmann, il “salvataggio” (parola di Chailly) è stato messo in atto dal tenore statunitense Brian Jagde, che ha accettato di vestire i panni di Don Alvaro, appena indossati con successo a Barcellona: sarà il primo 7 dicembre per lui (Luciano Ganci sarà Don Alvaro per tre repliche). Il baritono Ludovic Tézier sarà il “cattivo" Don Carlo di Vargas (sostenuto da Amartuvshin Enkhbat il 2 gennaio). Cruciale il ruolo del coro, diretto da Alberto Malazzi.

Ci sarà anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 7 dicembre ad ammirare l’impresa e a viaggiare nel tempo con la regia di Leo Muscato, le scene di Federica Parolini e i costumi di Silvia Aymonino. “Il paesaggio della guerra è presente fin dal primo atto – spiega Muscato –: siamo partiti dal Settecento per arrivare ai giorni d’oggi. Sullo sfondo ci sono quattro guerre di secoli diversi, senza spingere su quelle esistenti”. L’urlo straziante di Eleonora risuonerà nel nostro secolo. Un urlo che chiede pace. “Lasciamo spazio allo spettatore di immaginarsi le sue guerre – continua il regista –. In quelle macerie chiunque ci può vedere una qualunque delle guerre”, dalle più mediatiche alle più dimenticate.

Muscato e Chailly, che si erano incontrati la prima volta con II Barbiere di Siviglia, hanno trovato subito la quadra per La forza del destino. “Un’opera che ha sofferto di continue interruzioni per i cambi di scena nel passato – sottolinea il direttore musicale –: io avevo bisogno di un senso di continuità. Le scene qui non sono mai d’ostacolo alla musica”. Una “ruota del destino” sarà al centro, in continuo movimento, con i personaggi che si muovono in direzione opposta, con ostinazione, mentre gli scenari cambiano. L’idea della circolarità – e delle stagioni – tornerà anche nella scelta dei costumi, atto dopo atto.

L’ormai prossima Prima scaligera sarà pure l’ultima guidata dal sovrintendente Dominique Meyer: lo ha sottolineato commosso senza scordare però anche i “44 milioni di ricavi l’anno scorso”, grazie alla “generosità delle persone e al loro desiderio di appoggiare la Scala: i privati ci danno una mano nei momenti di difficoltà”. Ripercorre il suo arrivo, in tempi pandemici, la collaborazione con Chailly, il colore azzurro che si ritroverà sulle facciate del Piermarini, quando smonteranno le impalcature, “un azzurro che rinfresca l’occhio”. E invita ad affrontare con il giusto spirito il 7 dicembre: “Chiudo ricordando la fragilità dell’opera. Tutto il lavoro può essere rovinato da un virus, da un incidente. Noi ce la mettiamo tutta, con competenza, energia, voglia di fare bene. E potrà anche non piacere, fa parte delle regole del gioco: bisogna accogliere tutto con filosofia, anche perché sappiamo quanto sia complicata. Il bello di quest’arte è che è così delicata e fragile. Il 7 dicembre sarà un momento forte: spero lascerà una bella traccia nella storia”.