DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Il barone rampante del Piccolo: un amore folle per la vita (e la ribellione)

La produzione affidata al giovane regista Riccardo Frati è stata accolta con favore dal pubblico Viene riproposta in quest’anno “calviniano“ da domani fino all’8 ottobre al Grassi di via Rovello

Nel Barone Rampante in scena al Piccolo Matteo Cecchi veste i panni di Cosimo e Leonardo De Colle quelli di Biagio, il fratello narratore

Milano, 26 settembre 2023 –  Di corsa sopra un albero. Che di mangiare le lumache non se ne parla. Fortuna che non tutti i figlioli reagiscono come Cosimo: sarebbe faticoso. Anche perché da lì il ragazzo (12 anni) decide di non scendere più.

Addio terra con tutte le tue pesantezze! Meglio un’esistenza fra i rami, ad osservare dall’alto lo scorrere del mondo e della storia. Indimenticabile "Il barone rampante", con quel suo amore folle per la vita e per la ribellione. Storia fuori dal tempo. Che continua a parlare ai lettori, certo.

Ma anche agli spettatori . Come si è scoperto qualche mese fa grazie alla produzione del Piccolo Teatro affidata al giovane regista Riccardo Frati. Era un’incognita. È diventata una delle sorprese teatrali della scorsa stagione, facendo un rumorosissimo tutto esaurito.

Naturale la ripresa in quest’anno calviniano, da domani all’8 ottobre al Grassi di via Rovello, con il consueto supporto di approfondimenti per il calendario di Oltre la Scena. "È un romanzo che incanta ad ogni età – spiega Frati – perché è un libro ricco di spunti per chiunque: dalla complessa relazione con l’autorità, al rapporto dell’uomo con l’ambiente. Inoltre è un testo "politico", un racconto nel quale ciascuno di noi, adulto o bambino, può ritrovare se stesso". Cast rinnovato. Con Matteo Cecchi nei panni di Cosimo e Leonardo De Colle in quelli di Biagio, il fratello–narratore. Al loro fianco di nuovo Mauro Avogadro, Nicola Bortolotti, Michele Dell’Utri, Diana Manea e Marina Occhionero.

Dalla pagina dunque alla scena. Si alzano gli occhi. Letteralmente. Visto che il lavoro si sviluppa tutto sulla verticalità. Sull’urgenza di staccare lo sguardo dai nostri piedi (dagli schermi, dalle paure) per guardare un pizzico più in alto.

O almeno provarci. Grazie a uno spettacolo che intreccia i linguaggi della scena, si appoggia a musiche, disegni, animazioni ma rimane profondamente fedele alla scrittura di Calvino. Un percorso di formazione. Sugli alberi. Dove non mancherà nulla: amicizie, battaglie, il grande amore per Viola.

Fra pirati, banditi e rivoluzionari. C’è perfino Napoleone. Ma ormai siamo alla fine. Passa una mongolfiera, Cosimo si aggrappa. Vola via.