ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Il Volo nella redazione de Il Giorno: "Il nostro canto tricolore, la nostra firma" / FOTO

Il trio italiano ha conquistato le platee internazionali e ha venduto milioni di copie

Il trio in redazione

Milano, 23 febbraio 2019 - Tre inediti e otto cover in bilico tra “La voce del silenzio” e “People”, “Be my love” e “Arrivederci Roma”. Nei negozi da ieri, il nuovo album “Musica” marca il limite tra Il Volo di ieri e quello di domani. Tra ciò che è stato e quel che promette di essere il nuovo tour al via il 22 giugno da Palmanova, dopo un nuovo giro di concerti in Giappone e un doppio evento a Matera ripreso dall’americana Pbs. Piero Barone, Ignazio Boschetto, Gianluca Ginoble ne hanno parlato ieri in redazione al Giorno partendo, naturalmente, dalla rentrée sanremese di “Musica che resta”.

Quattro anni fa il Festival è stato una scoperta. E stavolta?

Barone: «Nel 2015 Sanremo ci ha offerto l’opportunità di far conoscere a tutti quel che facevamo. È andata benissimo e così, quest’anno, per festeggiare i nostri primi dieci anni di carriera non potevamo non tornare sul palco dell’Ariston».

L’avete fatto in gara mentre nel 2018 eravate tornati in riviera da ospiti.

Barone: «Avevamo un anniversario importante e un nuovo progetto da condividere col pubblico, così c’è sembrato giusto farlo in gara».

Boschetto: «Il vero vincitore del Festival non è tanto chi arriva primo, ma il successo del progetto portato su quel palco».

Ginoble: «Passare da ospiti a concorrenti non vuol dire fare un passo indietro. La convinzione nella bontà del nostro nuovo lavoro non ci ha fatto sentire lo spirito di competizione. Siamo soddisfattissimi del terzo posto perché vuol dire che, quattro anni dopo “Grande amore”, il pubblico è ancora lì a seguire e ad amare la nostra musica».

L’album è uscito ieri.

Ginoble: «Siamo al lavoro su un disco tutto di inediti, ma “Musica” è già un bel passo avanti rispetto a quelli del passato, perché per la prima volta abbiamo deciso tutto noi. Visto che abbiamo voci e gusti musicali completamente diversi, ognuno si è sfogato come credeva».

Ne inciderete pure una versione in spagnolo. Puntate al Latin Grammy?

Barone: «Abbiamo sentito l’odore del Latin Grammy nel 2011, grazie a due nomination. Non l’abbiamo vinto, ma chi smette di sognare smette di vivere. Quindi continuiamo ad inseguire i nostri sogni».

Fra gli autori di “Musica che resta” c’è Gianna Nannini. Chi l’ha chiamata?

Ginoble: «Io. E ha accettato subito. Le ho detto pure che nell’album avremmo reinterpretato la sua “Meravigliosa creatura” e s’è detta felicissima».

Barone: «Gianna ha una personalità esplosiva. Con lei l’amicizia è nata due anni fa dietro le quinte di una trasmissione tv e fin dall’inizio c’è stato grande feeling».

Pure gli altri inediti faranno parlare.

Ginoble: «Beh, c’è “Vicinissimo” scritto da Davide Petrella e Dario Faini, il produttore di “Soldi” di Mahmood. Mentre “Fino a quando fa bene” l’ha scritta Tony Maiello ed è una canzone pop a tutti gli effetti».

Boschetto: «Lo scorso anno abbiamo cantato poco per prepararci a due anni di tour in tutto il mondo. Abbiamo creato pure un “bollino celebrativo” che comparirà sui prodotti legati a noi».

Cosa significa per voi tornare in tour?

Ginoble: «“Musica” presenta un Volo diverso dal passato, con sonorità più contemporanee e voci un po’ meno impostate. Quindi, il nostro sarà un concerto all’insegna del bel canto, perché quella è la nostra firma, ma con suoni diversi, che si avvicinano anche ad un pubblico un po’ più giovane. Stiamo maturando e cerchiamo di rinnovarci progetto dopo progetto».

Boschetto: «Il primo tour sarà estivo, negli spazi all’aperto, poi arriverà quello nei palazzetti».

Dieci anni di carriera impongono i primi bilanci. C’è un’esibizione in particolare che vi è rimasta dentro?

Barone: «Per un artista ogni concerto rappresenta una storia da vivere e da raccontare. Ma a noi che siamo italiani e amiamo cantare in Italia, l’Arena di Verona trasmette una tensione e una vibrazione uniche. Ci torneremo il 24 settembre e siamo felici: a palchi così, o come quello dell’Ariston, non ci si abitua mai».

In questo momento si parla molto della proposta di passare in radio una canzone italiana ogni tre. Cosa ne pensate?

Ginoble: «Secondo me, a prescindere dalla provenienza, in radio dovrebbero passare canzoni belle».

Barone: «Io, invece, concordo con la proposta; perché ci sono molti artisti italiani di qualità che meriterebbero essere valorizzati».

Mai pensato al musical?

Barone: «Non ancora. Intanto, però, abbiamo cantato “D’Artagnan” con Cristina D’Avena».

Boschetto: «Qualche anno fa abbiamo inciso la colonna sonora di un film messicano: “Luna nascosta”. Ma nel cassetto abbiamo canzoni che potrebbero andar bene per il cinema. Quanto al musical, a me piacerebbe moltissimo interpretare “West Side Story”».

Dopo l’esperienza di quattro anni fa riproverete a portare a casa l’Eurovision?

Barone: «Certamente. La settimana dell’Eurovision abbiamo il tour in Giappone, ma in caso di vittoria a Sanremo l’avremmo cancellato. L’Eurovision rimane una delle più grandi esperienze della nostra carriera. Faccio un grosso in bocca al lupo a Mahmood e penso che tutti noi italiani dovremmo sostenerlo, perché partecipare ad una gara così non è facile e quindi la vicinanza della gente aiuta».

Boschetto: «L’Eurovision è una manifestazione che ti lega alla bandiera, al tricolore, e per questo bellissima. Con una punta di polemica, però, dico che l’Italia (e quindi la Rai - nda) dovrebbe partecipare con la voglia di vincerlo...».

Un consiglio per Mahmood?

Barone: «Uno solo: l’Eurovision non è Sanremo, dove quelli in gara sono quasi tutti amici ma un posto in cui devi salire su quel palco convinto che non c’è nessuno meglio di te».

Nel booklet di “Musica” l’ultimo ringraziamento è per “Pope Francis”.

Ginoble: «Abbiamo incontrato Francesco a Panama una decina di giorni prima del Festival e ci ha dato la carica giusta per affrontarlo. Alla nostra età avere un’esperienza come la Giornata Mondiale della Gioventù in cui rappresentare, cantando, i nostri coetanei è un’emozione straordinaria. Farlo poi ad un metro e mezzo dal Papa è stata un’esperienza che lascia il segno».