Milano - Ultima notte dell’umanità secondo La Rappresentante di Lista. Di passaggio a Milano, Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina raccontano in redazione al Giorno la loro festa della fine del mondo. O meglio, quella del My Mamma Tour Club 2022, al via sabato prossimo dal Vox Club di Nonantola per poi toccare altri sette palcoscenici tra cui quello del Fabrique il 21 novembre.
Perché un party apocalittico?
"Il racconto di una canzone come ‘Ciao Ciao’ ora si trasforma in una grande festa perché è nei momenti di crisi che affiora più forte il desiderio di vivere la vita e di vincere la paura".
Il viaggio iniziato all’Ariston continua.
"Sembra una vita fa e invece sono passati solo nove mesi. Tutto nasce dal romanzo ‘Maimamma’ e dal disco ‘My mamma’. Anche se il racconto della fine del mondo è un tema che ci portiamo dietro dal 2011, da una delle prime canzoni che abbiamo scritto come La Rappresentante di Lista. Stavolta si ripresenta con le sembianze di una giovane donna che porta avanti una gravidanza alla vigilia dell’apocalisse. Evento che vive come cambiamento e stravolgimento della sua identità".
Cosa cambia questo spettacolo rispetto a quelli estivi del My Mamma Ciao Ciao Edition?
"Nonostante il tour incroci club grandi, la cornice è sicuramente più raccolta, protetta, rispetto ai concerti all’aperto. Cerchiamo di trasformare i luoghi per immergere totalmente lo spettatore nella storia che narriamo rendendolo protagonista. Per questo abbiamo pensato di proporre un ‘dress code’ invitando tutti a presentarsi eleganti alla festa. Eleganti… da morire".
“My Mamma” avrà un sequel?
"Il romanzo è frutto di idee, appunti, pizzini, raccolti in anni ed anni, poi concretizzati in un romanzo. Non abbiamo ancora iniziato una nuova sessione di scrittura, anche se ci piacerebbe sviluppare ulteriormente quell’idea e capire come si evolve la storia di Lavinia, la protagonista della nostra storia. Però ci servirebbe un attimo di respiro. E avere attorno un po’ di silenzio, anche solo per un paio di mesi".
Finito il tour cosa farete?
"Anche la simbiosi più forte ha bisogno dei suoi bravi momenti di pausa. Quindi dopo il tour faremo delle esperienze separate, per poi ritrovarci e riprendere il cammino assieme".
Ma un pensiero a Sanremo 2023 non l’avete fatto? Di solito non c’è due senza tre.
"Sotto questo aspetto siamo a posto. Se è vero che l’anno scorso siamo andati in gara con ‘Amare’ e questo con ‘Ciao ciao’, nel 2020 abbiamo partecipato come ospiti di Rancore. Quindi stavolta preferiamo prenderci un turno di riposo".
Ad aprile avete organizzato a Bologna “Tocca a noi” concertone di sostegno al popolo ucraino.
"Quando attorno ad un’iniziativa del genere vedi tanta partecipazione e senti tanta energia pensi davvero che quel pensiero di pace sia condiviso un po’ da tutti. E che, in quanto tale, possa arrivare lontano. Tosto poi scontrarsi poi con la realtà e dover prendere atto, invece, che niente cambia. In certe situazioni, però, l’arte deve prendersi la responsabilità di aggregare, di mettere insieme positività. Siccome il nostro amico David Byrne dice che è bello ricordarsi le cose per cui val la pena gioire, magari ripeteremo l’esperienza di ‘Tocca a noi’. Per ricordarci che il buono prima o poi da qualche parte… passa. E passerà".