"Sei anni fa ho deciso di dedicare l’ultimo ciclo della mia vita professionale a quello che poteva rendermi davvero felice". Parla con orgoglio Luna Berlusconi, con quel sorriso affabile e il cappello nero che le dà proprio un’aria da artista. Perché è questo che si sente, prima di tutto: un’artista. Una vocazione che ha fin da bambina, malgrado l’iniziale carriera da imprenditrice. Nata a Milano nel 1975 e figlia di Paolo Berlusconi, da sei anni ha deciso di vivere del suo sogno. Realizzando sculture e dipingendo con quel magnete che ormai la contraddistingue. Da allora ha esposto in diverse gallerie, fino alla Moiré Gallery Milano, uno spazio piccolo ma ben curato da Ouafa Lotfi Tahoun, in una traversa di via Montenapoleone, che ospiterà le sue opere fino all’8 dicembre.
Come nasce questa mostra?
"La gallerista è venuta a una mia esposizione a Roma per vedere le mie opere. È così che spesso nascono gli amori: mi ha chiesto quali quadri avevo in magazzino e ha creato una mostra bellissima, in una galleria del centro che sprigiona un profumo di eleganza. Qui le mie donne ci stanno benissimo".
Le sue figure sono spesso imperfette: è un modo per denunciare quell’immagine di donna che tanto vediamo al cinema, in tv e nelle sfilate di moda?
"Le mie sculture di donne curvy raccontano che l’imperfezione è la forma più sensuale della donna: è un messaggio contro il body shaming. Ma nei quadri qui esposti ho voluto anche omaggiare due grandi maestri, perché il 2023 è stato l’anno della scomparsa di Botero e il cinquantesimo anniversario della morte di Picasso".
E come ha deciso di lanciarsi in questa carriera?
"A 14 anni volevo diventare una madonnara a Firenze e sporcarmi di pastelli: era il mio sogno. E a 20 anni sono stata l’ultima assistente del grande Gino De Dominicis: lì ho capito che volevo fare l’artista, ma la vita mi ha portato a fare altro. Finché, sei anni fa, ho deciso di intraprendere questa strada, perché so che posso dare qualcosa agli altri e, prima di tutto, a me stessa".
Dunque, una forma di terapia?
"L’arte è la cura di ogni anima persa, come era la mia. Ora sono più serena: ho trovato la pace, la consapevolezza di quella che sono e che voglio essere".
Nella sua carriera artistica l’appartenere a una famiglia ricca è stato un vantaggio?
"Potrebbe avermi aiutato nelle prime esposizioni, ma in questo mestiere il cognome non conta: se ho un mercato è perché i miei quadri piacciono a qualcuno. Tra l’altro nei miei lavori Luna Berlusconi non c’è più, perché mi firmo solo ’Luna’".
Cosa pensa suo padre Paolo delle sue opere?
"È molto orgoglioso: è il mio più grande fan. Quando gli ho detto di voler chiudere la casa di produzione per dedicarmi all’arte, lui mi ha spronato a crederci (le vengono gli occhi lucidi, ndr). E infatti non si è mai perso una mostra. Questo mi ha dato una grande forza: quando accanto hai un padre che con orgoglio racconta agli amici dei tuoi quadri, allora hai vinto".
E il resto della famiglia?
"Sono tutti molto presenti: mi appoggiano e apprezzano i miei lavori. E anche mio zio Silvio venne alla grande mostra di Milano del 2019".
Un ricordo di lui che si porta nel cuore?
"Io lo ricordo per quello che era: una grande persona e un grande zio. Ci ha lasciato, ma sento il suo velo di protezione. E ogni mattina, quando entro in macchina, guardo il cielo e dico: ‘Ciao zio, proteggimi oggi’".