
Le Orme si presentano con lo storico batterista Michi Dei Rossi e il chitarrista Tolo Marton Manca Aldo Tagliapietra uscito dalla band nel 2009
Per i cinquant’anni di una pietra filosofale del prog italiano come “Felona e Sorona” Le Orme ritrovano Tony Pagliuca, quindi i due terzi della formazione storica, col suo bagaglio di memorie legate allo storico marchio detenuto dal batterista Michi Dei Rossi. Manca Aldo Tagliapietra, co-fondatore della band fuoriuscito definitivamente nel 2009, ma c’è il chitarrista Tolo Marton, coprotagonista a metà anni Settanta della fortunata esperienza californiana di “Smogmagica”.
Per la band di “Gioco di bimba” la strada riparte sabato dal Teatro Galleria di Legnano con la spinta di un nuovo album, “Le Orme & Friends”, presentato ieri a Milano, a cui partecipano, tra gli altri, pure Lino Vairetti degli Osanna, Gianni Nocenzi e Nico Di Palo oltre ad ex componenti della band mestrina come Germano Serafin alla chitarra e Francesco Sartori (coautore pure della bocelliana “Con te partirò”) al piano. "Non mi è sembrato il caso di rifiutare una proposta interessante come questa", ammette Pagliuca, 77 anni, tornato dietro alle tastiere dopo più di trent’anni.
"Anche perché il Covid ha decimato tante formazioni e pure Le Orme, anche se non affossate, qualche problema post pandemia l’hanno accusato. Fra l’altro la voce del nuovo cantante, soprattutto sulle note alte, flautate, si avvicina molto a quella di Tagliapietra e quindi l’impatto è simile a quello di un tempo, ma la veste è decisamente più moderna. I precedenti frontman delle Orme non avevano quella timbrica e, almeno per me, quel fascino. Tornare nelle Orme per me è un onore, ma, accogliendo l’invito di Michi, ho chiesto di far precedere i concerti da un nuovo disco che consentisse al pubblico di apprezzare la voce di Luca Sparagna ed evitare paragoni col passato".
Il tastierista pescarese dice che “Le Orme & Friends” più che un disco è la chiamata alle armi di una generazione che ha segnato la storia della musica italiana. "Come dico nel testo di un brano del mio imminente disco solista ‘Narcisus’ le nostre armi sono un fiore. Perché veniamo dagli anni Sessanta e la nostra visione del mondo è quella un po’ hippie del ‘flower power’. Il nostro ’68 l’abbiamo fatto provando a rivoluzionare la musica italiana e, per i corsi e ricorsi della storia, eccoci qua".