DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

L’Intelligenza artificiale alla prova del palco: “ChatGpt improvvisa, divertente e inquietante”

In anteprima al Teatro della Contraddizione arriva il rivoluzionario ‘Trash Test’. L’autore Andrea Cosentino: “Un gioco sghembo in cui coinvolgo il pubblico. La comicità, con le sue sfumature e sottintesi, è il vero ostacolo per la macchina”

Andrea Cosentino

Andrea Cosentino

Milano – Ogni suo lavoro possiede il germe della follia. Portatore sano dell’inatteso. All’interno di una cornice scarna, caratterizzata da una clownerie dadaista, sempre comica. Molto comica. Ma questa volta sembra che Andrea Cosentino voglia davvero sfidare sé stesso con ‘Trash Test’, nuovo lavoro dove l’attore e autore abruzzese (già Premio Speciale Ubu) prova a fare i conti con l’IA. Si decostruiscono linguaggi. S’incrinano certezze. In un continuo confronto con ChatGpt. Per un happening dissacrante e un po’ punk. Prodotto dal Metastasio. Da domani a domenica in anteprima al Teatro della Contraddizione.

Cosentino, ma quali sono i risultati di questo test?

“Più che la conclusione, è interessante il processo: prendere un tema così chiacchierato e à la page per provare a presentarlo in maniera sghemba e irrituale. Scegliendo di avere al mio fianco un partner artificiale molto intelligente e molto stupido allo stesso tempo. Non poco per un solista come me”.

E quindi come lavora questo collega?

“Senza copione, facendo base sul proprio sapere statistico, quindi mainstream. Per quanto io provi a indirizzarlo, ci si sviluppa in scena con ampi margini di improvvisazione, a cui si aggiungono gli interventi del pubblico, altra cosa che solitamente evito. Diventa quindi un gioco in cui piano piano confido a ChatGPT i trucchi del mestiere, in prospettiva di una mia imminente sostituzione. Sapendo che la comicità è in realtà uno dei temi più complessi per l’IA”.

Cosa intende?

“La comicità va compresa, è piena di sottotesti e sfumature, non è immediata. Ma io metto ChatGpt alla prova, tanto che inizialmente ci proponiamo come una strana coppia comica abruzzese”.

I primi spettatori come hanno reagito?

“Divertiti e inquietati. Anche perché si assiste a un processo di umanizzazione della macchina, ti viene da trattarla con affetto. E in questa dinamica io compio se vuoi il mio trionfo da performer ma il mio autodafé come autore, la mia resa”.

Crede davvero che sarà questo il nostro destino?

“Penso di sì. Intanto stiamo già assistendo a un cambiamento radicale delle nostre idee sull’arte e l’autorialità, che fino a questo momento erano ancora legate a un pensiero romantico. Per il resto il suo utilizzo è già talmente trasversale, che è difficile non immaginare intere professioni sostituite dall’AI. Anche se il lavoro sul palco, l’improvvisazione, il concentrarsi sul qui e ora sottolinea al contrario l’insostituibilità del momento teatrale”.

Comunque non poteva che finire a indagare ChatGpt.

“Sì, è proprio il mio, dopo aver decostruito il linguaggio televisivo con il progetto Telemomò e certe dinamiche del web in Kotekino Riff”.

Perché si definisce nichilista?

“Solo rispetto alla scena, alla performatività. Non dal punto di vista umano. Anzi. Col passare degli anni sembro sempre più un boomer attaccato ai valori. Ma anche “Trash Test“ conferma sul palco la sua natura distruttiva”. Che momento è per il suo teatro Cosentino?

“Credo di essere invecchiato bene e con coerenza. Mi ripeto ma il giusto, senza esagerare. Mantengo uno sguardo privo di rancori, conservatorismi o rimpianti”.

Intorno a lei?

“C’è un gusto comico più diffuso che si percepisce in alcuni spazi e autori, nella stand-up come nella prosa, capace di proporsi nelle stagioni ufficiali. E questo è stato un cambiamento positivo. Perché quando ho cominciato io c’era parecchia diffidenza rispetto alla comicità. Forse i miei spettacoli, come quelli di Daniele Timpano e molti altri, sono riusciti a rompere i margini. Non mi piace invece osservare questa iperproduttività non sostenuta da un’adeguata circuitazione”.

Dopo Trash Test?

“Vorrei proseguire l’indagine con una specie di spin off, creando un mio avatar, un comico virtuale. Intanto provo però a rodare lo spettacolo, vediamo che mi racconta dopo una decina di repliche”.