
Lp
Milano, 2 aprile 2017 - E' bastato un singolo di successo come “Lost on you” per accendere su LP i riflettori di una fama tanto solida quanto diffusa. E i consensi incassati dal successivo “Other people” stanno lì a dimostrare che il clamore era strameritato, così come lo sono stati il passaggio all’ultimo Festival di Sanremo e il tutto esaurito incassato con largo anticipo dallo show con cui la cantante americana affronta domani il popolo dell’Alcatraz, nell’attesa di tornare il 26 luglio all’Anfiteatro del Vittoriale di Gardone Riviera. «Reputandomi una persona emotiva, penso che pure le mie canzoni siano emotive; ‘Lost on you’, ad esempio, è arrivata in un momento di svolta per me, carico di rivolgimenti tanto nella vita pubblica che privata» ammette lei, che a Milano ha già suonato lo scorso novembre ai Magazzini Generali e all’anagrafe si chiama Laura Pergolizzi (LP), 36 anni, nonni paterni di Palermo e materni di Napoli, nata ad Huntington, nell’area metropolitana di New York, ma trapiantata ad Hollywood. Fidanzata con la modella Lauren Ruth Ward.
«Musicalmente mi sento un po’ italiana perché ho sempre amato il mondo dell’opera e le voci straordinarie di cantanti come Pavarotti o Caruso. Così il successo di ‘Lost on you’ pure qui da voi mi ha preso un po’ di sorpresa perché penso che, fra quelle scritte finora, sia la canzone in cui le mie origini peninsulari affiorano meglio». La songwriter di Long Island ha scritto pezzi per dive come Rihanna, Cher, Leona Lewis, Rita Ora, Christina Aguilera e ha collaborato con Linda Perry delle 4 Non Blondes. «Credo di avere una scrittura abbastanza pop, ma adoro il lato indie di molti miei brani. Perché io sono così: la somma di quei due mondi, un’autrice capace di scrivere pezzi accattivanti che al primo ascolto non lo sembrano».
Il primo ukulele Laura l’ha comprato a New York, per 60 dollari, attratta dalla curiosità. Ora è diventato il suo marchio di fabbrica assieme al fischio. «Quando ancora facevo fatica a raggiungere i traguardi che avevo in testa tutti mi dicevano di non preoccuparmi, perché l’importante non è la meta, ma il viaggio. Così mi sono tatuata un veliero sul petto, per ricordarmi di quell’insegnamento ogni volta che mi guardo allo specchio».