ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Margherita Vicario con Gloria!: “La vita in bilico fra palco e set, sono in un bellissimo pasticcio”

Milano, la “cantattrice“ presenta al Castello Sforzesco il suo tour che ha lo stesso titolo del film. Al debutto come regista, il Nastro d’Argento e due Globi d’oro. “Il mio show vicino al cinema”

VIK

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Milano – “Mi sono messa in un bellissimo guaio” ammette Margherita Vicario parlando dell’exploit cinematografico di quel “Gloria!” che intitola pure il tour con cui è in scena domani sera al Castello Sforzesco. Visto il Nastro d’Argento incassato dalle musiche del film e i due Globi d’Oro messi in bacheca per miglior Opera Prima e migliore Colonna Sonora, dal suo debutto dietro la macchina da presa la nipote di Marco Vicario e Rossana Podestà non avrebbe potuto pretendere di più. Felicissimi, ovviamente pure papà Francesco e lo zio Stefano, registi pure loro. Per una “cantattrice” che ha debuttato con Woody Allen davanti alla macchina da presa di “To Rome with love” il salto di qualità di una carriera praticamente segnata. “Ma al Cortile delle Armi torno a fare la cantautrice” dice lei, 36 anni, parlando di questa sua vita in bilico tra set e palco.

Perché ha chiamato il tour col titolo del film?

“Per festeggiare questo mio debutto alla regìa. E poi perché il tour è concepito su due spettacoli diversi, quello con la band e quello con l’orchestra. Quest’ultimo, ovviamente, s’avvicina parecchio alla dimensione del film. Pure nello show con la band che porto a Milano, però, affiorano brani di ‘Gloria!’”.

Da cosa nasce l’idea di un tour “double-face” come questo?

“Quando ho ricevuto l’invito dei professori dell’Orchestra della Magna Grecia a rileggere le mie canzoni con loro, ho pensato che l’esperienza non avrebbe dovuto finire lì. Così ho ripreso l’idea in tour con l’Orchestra LaCorelli di Ravenna”.

Fra una settimana il cammino finisce. E poi?

“Fino a dicembre sono impegnatissima con la promozione internazionale del film, che mi porterà pure in Corea e in Australia. Poi si vedrà. Al momento non ho un disco pronto e non voglio avere fretta di scriverlo”.

All’estero cosa colpisce di “Gloria!”?

“La storia ha qualcosa di universale perché prova ad attualizzare il tema della condizione femminile di due secoli fa. E a chi chiede come mi sia venuto in mente di fare un film in costume ambientato sul finire del Settecento, rispondo che ero un po’ frustrata dalla classica domanda su cosa pensassi delle donne che fanno musica e così mi sono messa a ricercare, scoprendo che l’altro ieri non è poi così lontano dall’oggi”.

Il complimento che l’ha spiazzata di più?

“L’endorsement di un grandissimo del cinema italiano come Marco Bellocchio (‘Gloria!’ ha vinto pure la 27ª edizione del Bobbio Film Festival curato proprio dal regista piacentino, ndr). Sono letteralmente caduta dalla sedia”.

Tra le protagoniste del film in quale si riconosce di più?

“Sicuramente Teresa, anche perché è lei a cantare le canzoni che ho scritto per la colonna sonora. Ma un po’ in tutte e cinque ho messo qualcosa di me”.

Sulla sua strada ha mai trovato un Perlina, il cattivissimo interpretato da Paolo Rossi?

“Nell’ambiente ho trovato qualcuno che m’ha un po’ sottovalutata, ma cattivo cattivo no, dai”.

Il cognome le mette davanti una sfida in più da vincere?

“Sinceramente finora solo Sanremo è stato un po’ un problema, per il fatto che a curarne la regia è mio zio. O, forse no; non mi hanno presa perché alla direzione artistica non interessavano più di tanto le mie canzoni. Ci sono andata, però, due anni fa come ospite de La Rappresentante di Lista (Veronica Lucchesi è pure nel cast del film - ndr) e va bene così”.

Mai pensato di scrivere un musical, visto che il suo primo cortometraggio “Se riesco parto” andava a parare da quelle parti lì? In fondo “Joker: folie à deux” con Phoenix e Gaga sta riportando attenzione sul genere.

“È un genere anglosassone forse troppo poco italiano. Pure ‘Gloria!’, però, anche se molto alla lontana, racconta una storia con la musica. Sono andata all’anteprima veneziana di ‘Joker: folie à deux’ e la signora accanto a me sbuffava ad ogni volta che partiva una canzone, esempio lampante del fatto che siamo un paese di poeti e cantautori in cui il musical viene ancora guardato dall’alto al basso”.