DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Pirovano in scena a Buccinasco: “Mistero buffo, opera di straordinaria attualità. L’incontro con Dario Fo e Franca Rame, è come se fossi stato ribattezzato...”

Uno spettacolo che porta in scena dal 1991, quasi 35 anni. All’Auditorium Medini, ingresso a offerta libera a favore di una onlu

Mario Pirovano in “Mistero Buffo” di Dario Fo e Franca Rame sabato in Auditorium

Mario Pirovano in “Mistero Buffo” di Dario Fo e Franca Rame sabato in Auditorium

Buccinasco (Milano) – Una vita, un teatro. Quello di Dario Fo e Franca Rame. A cui Mario Pirovano ha dedicato il suo intero percorso d’attore (e traduttore). Un incontro casuale. O quasi. Una sera a Londra, qualche decennio fa. Ma da quel momento cambia tutto. E nasce una lunghissima collaborazione artistica. Oltre a questo “Mistero Buffo“ che da decenni se ne va in giro per il mondo. Anche se sabato sera l’appuntamento è vicino a casa: alle 21 all’Auditorium William Medini di Buccinasco. Ingresso gratuito ad offerta libera, in favore dell’associazione Sostieni il sostegno onlus, che lavora per l’inclusione scolastica.

Pirovano, ma da quant’è che fa il Mistero Buffo?

“Dal 1991, quasi 35 anni. Credo però che continui ad essere in buone mani. Oltre al fatto che si tratta di un’opera di straordinaria attualità”.

Numero di repliche?

“Meno di quelle che uno può pensare. Perché alla fine come compagnia indipendente ci tengono fuori dai teatri e dai grandi circuiti, fosse solo che non avendo noi uno spazio, non rientriamo nella logica degli scambi. Sto avendo difficoltà perfino a organizzare qualcosa per il centenario dalla nascita di Dario, il prossimo anno. E parliamo del nostro ultimo Premio Nobel alla Letteratura. Per ora nulla”.

La serata di sabato nasce intorno a una buona causa.

“Sì, sosteniamo il lavoro di chi opera per l’inclusione scolastica, in aiuto di ragazzi e famiglie in difficoltà. Sarà una raccolta ad offerte, anche per contrastare i continui tagli pubblici. Iniziative che poi sono da sempre nello spirito del teatro di Franca e di Dario. Non hai idea di quante volte andassero in scena gratis, solo per aiutare qualcuno”.

In che termini il Mistero rimane attuale?

“Perché dietro questi racconti che arrivano da lontano, è facile leggere la realtà che ci circonda. Il primo miracolo di Gesù Bambino non fa che parlare di razzismo. Oppure pensa alla fame dello Zanni, di fronte a questi palestinesi senza più la loro casa, in giro fra le macerie a cercare cibo e acqua. Immagini che speravamo di poter dimenticare per sempre e invece, nel 2025, ce le ritroviamo ancora di fronte agli occhi. Come se fossero ammissibili”.

Bonifacio VIII?

“Be’, lui è Trump! Rappresenta il Potere e la sua ostentazione, quei personaggi che cercano pure di manipolare la comunicazione. Una figura trumpiana, così esplicita nei suoi collegamenti con la realtà, che non c’è neanche bisogno di fare un’introduzione”.

Si sente erede di Franca e Dario?

“No, assolutamente. Loro avevano studiato, scrivevano, 80 opere in due. Io ho iniziato a lavorare a 12 anni. E la loro voce manca tantissimo, non solo a me, dal punto di vista umano. Ma proprio nella nostra società. Io quindi al massimo posso considerarmi un bravo artigiano”.

Ma è vero che tutto nacque per caso un giorno a Londra?

“È così. Il momento della mia rinascita, come se fossi stato ribattezzato. Franca mi chiamava il buon selvaggio, non sapevo nemmeno stare a tavola. Mi hanno fatto diventare un attore internazionale. Un traduttore, pensa te”.

Cosa sarebbe successo se quella sera non fosse andato a teatro?

“Me lo sono domandato spesso. E non andai nemmeno per vedere lo spettacolo. Passai giusto a salutare, il teatro mi annoiava ma facevo l’operaio e sapevo quanto con il loro lavoro fossero stati importanti per il movimento e i nostri diritti. Quindi avevo voluto stringer loro la mano, prima di proseguire la serata da un’altra parte. Invece scattò qualcosa, Dario ci procurò dei biglietti gratis e io dal giorno dopo iniziai a fare il factotum londinese per la compagnia”.

Quindi non pagò nemmeno il biglietto per la sua rinascita…

“Regalato! Ma loro erano così, persone generosissime”.

Diventaste inseparabili.

“Mi proposero un lavoro a Milano. Pensai a una cosa buttata lì. Solo quando mi richiamarono dal Canada per chiedermi se ci avevo pensato iniziai a rendermi conto che tutta quella storia era vera. Dopo un mese mi ritrovai nella loro casa in Porta Romana. E collaborammo per i successivi 25 anni”.