
Giovanna Sacchetti è artefice dell’operazione “Il Mantegna ritrovato“
Milano, 13 ottobre 2020 - «Il mecenatismo per me? Innanzitutto è passione, poi anche spirito civico, un mettersi al servizio della comunità". Giovanna Sacchetti, presidente dell’omonima Fondazione istituita a Roma nel 2013 per portare avanti i numerosi progetti e ideali condivisi con il marito, il marchese Giulio Sacchetti scomparso per una malattia ( ha ricoperto la più alta carica laica per la Città del Vaticano), non nasconde l’orgoglio di essere in fin dei conti l’artefice dell’operazione del “Mantegna ritrovato“, il bellissimo quadro Madonna con bambino di Andrea Mantegna, uno dei dipinti più amati dai visitatori del Poldi Pezzoli. Il restauro è stato sostenuto economicamente dallla Fondazione Sacchetti. Il capolavoro verrà presentato domani.
Soddisfatta? "Provo enorme gioia e commozione. Dopo un lungo ricovero all’Opificio delle Pietre dure di Firenze il quadro tornerà visibile nella sua reale bellezza, con i colori freddi del Mantegna, ripulito dagli interventi massacranti, che ne avevano alterato i colori, di Giuseppe Molteni, ritrattista e direttore di Brera, a cui Gian Giacomo Poldi Pezzoli aveva affidato il capolavoro. Mi piace pensare che ora è un patrimonio della collettività".
Non è l’unico salvataggio che la sua Fondazione ha fatto in questi anni. A Brera le collezioni Jesi e Vitali sono tornate nelle sale del museo grazie ad un sostegno di 150 mila euro. "Il nuovo riallestimento ha consentito di salvarle, chi dona le opere vuole in qualche modo che siano esposte, siano visibili. Un altro altro importante restauro ha riguardato gli affreschi delle pareti e del soffitto ligneo della Sala degli Elementi di Palazzo Vecchio a Firenze. E per Milano ho dei progetti, vorrei poter fare di più".
Non sembra ci sia molta concorrenza. E l’appello del sindaco Sala ai mecenati, di farsi carico anche dei problemi sociali, delle periferie sembra essere caduto nel vuoto. . "A me pare proprio di sì. Ci sono più sponsor privati che mecenati, e le due cose sono diversissime".
Che significato ha per lei un mecenatismo contemporaneo? "Il nostro fine esclusivo è la tutela, la conservazione, la promozione, la valorizzazione e la diffusione del patrimonio storico,culturale e artistico ma anche il sostegno della ricerca in campo scientifico e la solidarietà sociale, attraverso iniziative e progetti di ampio respiro. Per contribuire alla salute pubblica e alla ricerca scientifica a marzo scorso abbiamo donato all’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e al Padiglione Sacco 50 mila euro per l’acquisto di respiratori durante l’emergenza Covid".
Le piace Milano? "E’ la città più viva e internazionale. Mi sono trasferita qui da Roma, due anni fa, affascinata dall’idea di poter fare diverse cose".
Ha un sogno? "Si che il sindaco Sala mi chiami e mi dica: “C’è questo progetto, lo facciamo?“ Io sono pronta a supportarli in questa fase di rilancio di Milano, con progetti di valore, nei limiti delle mie possibilità. Anche in periferia. E chi può mi segua".