Milano, 16 novembre 2023 – Della santissima trinità del rock’n’roll anni ‘60 sono, sicuramente, i meno mediaticamente esposti ma, forse, quelli con la più evidente credibilità stradaiola. Gli Who hanno attraversato varie epoche della “musica ribelle”: dagli inizi nel segno della sfacciataggine mod e di un r’n’b ispirato alle più aggressive voci della black music all’attuale dignitoso tran tran da pensionati del rock, scosso da tour nelle più grandi arene di tutto il mondo. In mezzo una tragedia – la morte dell’istrionico e intrattenibile batterista Keith Moon nel 1978 – e la stagione delle opere rock, Tommy e Quadrophenia in cui Pete Townshend e soci hanno sperimentato formati in grado di anticipare l’attuale era della multimedialità
Nell’ambito della Milano Music Week, in programma da lunedì 20 a domenica 26, allo spazio Ex Fornace Gola, in Alzaia Naviglio Grande 16, la band verrà omaggiata dalla mostra “Who are you”, collezione di venticinque opere artistiche raccolte da Luciano Bolzoni, curatore d’arte di professione (è responsabile arts and cultural projects di Malpensa, fra l’altro) e grande appassionato di rock. L’esposizione dà anche modo di celebrare i 60 anni del gruppo, nato come Who – per due anni si erano chiamati Detours – nel 1964.
Idea e scelta delle opere
"Amo il rock inglese in tutte le sue forme – spiega Bolzoni – Le mie band preferite sono i Rolling Stones e gli Who che vidi per la prima volta nel maggio del 1979 a Frejus, in Francia, come regalo per i miei 18 anni. Erano le prime date successive alla morte di Keith Moon”. L’amore per i quattro londinesi ha spinto Bolzoni a unire, per la prima volta, il suo lavoro con la passione per la musica. Le opere sono state per lo più commissionate ad hoc per la mostra, a partire dal quadro realizzato da Sara Forte che è diventato la locandina dell’evento e rappresenta Pete Townshend nella sua “signature move”, mentre distrugge una chitarra sul palcoscenico.
"Con gli artisti – racconta l’organizzatore – abbiamo svolto un percorso al contrario. Alcuni di loro nemmeno sapevano chi fossero gli Who. Ho illustrato loro l’immagine della band e l’importanza che Pete Townshend ha sempre dedicato a questo aspetto. Look, copertine dei dischi, movenze sul palco. L’unico vincolo che ho deciso di porre? Non avere alcun vincolo”.
Le altre sezioni
La mostra si completa con una sezione fotografica dedicata ai 50 anni di Quadrophenia, disco e film che raccontano battaglie, ideali e passioni della gioventù inglese negli anni ‘60, fotografando gli scontri fra mods e rocker sulle spiagge di Brighton. Matteo Ceschi è tornato nei luoghi in cui nella pellicola si muovono il giovane mod Jimmy (l’attore Phil Daniels, tornato alla ribalta negli anni ‘90 per un cameno nel brano Parklife dei Blur), i suoi amici e i suoi avversari. Fra Londra e Brighton ha cercato volti e angoli che ricreassero l’atmosfera dell’epoca, realizzando 14 scatti. Qui ne sono esposti 7.
Si chiude con una sezione – “Useless corner” – in cui vengono raccolti cimeli, pezzi rari e memorabilia degli Who, di proprietà di Bolzoni e di Giuseppe Verrini, uno dei collezionisti principali della band, in possesso di tutti i 45 giri italiani a firma Who usciti negli anni ‘60. “Fra il materiale in esposizione – ricorda Bolzoni – c’è un articolo sugli Who proveniente dalle pagine del vecchio Intrepido, firmato da Renzo Arbore”. Lo show-men pugliese ritorna nella scelta di ospitare la Lega del Filo d'oro all’inaugurazione della mostra per una raccolta fondi. Il sodalizio – di cui Arbore è testimonial – si occupa di garantire una possibilità ai ragazzi sordociechi, come Tommy, protagonista dell’opera rock targata Who, risalente al 1969. “È stato come chiudere un cerchio”.
Il gioco dei paragoni
Finale con un giochino: chiediamo a Luciano di paragonare gli Who degli anni ‘60, ‘70 e attuali ad artisti. “Per gli anni ‘60 li paragonerei a Tiziano, perché come il pittore veneto nel mondo dell’arte del '500, hanno portato colore nel grigio mondo britannico anni ‘60”. Gli Who del periodo opere rock, invece, ricordano al curatore della mostra “David Hockney, artista contemporaneo inglese, che ha raccontato la realtà attraverso colorate allegorie fantastiche”, collaborando anche con gli Who, per le grafiche del disco Face Dances del 1981.
Infine gli Who della contemporaneità, “vivi ma affaticati, potrebbero essere paragonati ad artisti eclettici come Fausto Melotti – scultore, scenografo, musicista e ingegnere – e Gio Ponti, architetto e mille altro cose. I loro show così come i loro ultimi, pochi, dischi spaziano nel paesaggio rock con la stessa leggerezza”.
Gli artisti coinvolti
Ognuna delle 25 opere esposte – quadri, fotografie, disegni, installazioni – riflette sull’immaginario della band, reinterpretandolo attraverso lo sguardo attento e la partecipazione degli artisti Elena Assi, Francesco Biondo, Alessandro Busci, Matteo Ceschi, Monica Cristaldi, Sergio D’Antonio, Alberto De Lazzari, Cinzia Fantozzi, Sara Forte, Jeanfilip, Lady Be, Maria Cristina Limido, Vincenzo Lo Sasso, Giorgio Melzi, Massimo Monteleone, Davide Paglia, Andrea Pisano, Adriano Pompa, Silvia Rastelli e Lucrezia Ruggieri.
L’inaugurazione
La mostra verrà presentata mercoledì 22 novembre, alle 18, con un evento cui parteciperà il chitarrista blues Francesco Garolfi, che eseguirà due brani suoi e due cover degli “ho. Durerà dal 22 novembre a domenica 26 novembre. Questi gli orari: 10-12.30 e 14.30-19. Nei festivi 10-19. Ingresso gratuito. Il catalogo, a cura di Luciano Bolzoni e Matteo Ceschi, è pubblicato da Almach Art Gallery.