Milano, 6 febbraio 2024 – Chi non si è mai chiesto come funziona la mente di un complottista e come vengano elaborate le fake news, notizie tanto infondate quanto virali? Da ieri la risposta a tutto questo è divenuta oggetto di una vera e propria mostra filosofica, allestita nelle due sale dall’Aula Magna affacciate sul cortile del Filarete dell’Università degli Studi di Milano. Gli ideatori? Tre docenti del dipartimento di Filosofia dell’Ateneo: Paolo Spinicci, Clotilde Calabi e Anna Ichino, che ci svela i retroscena di un’idea unica nel suo genere.
Come nasce il progetto?
«Il progetto, in realtà, risale al 2019 e nasce da un’intuizione che si è poi rivelata vincente. Ci siamo detti: se esiste un museo per ogni oggetto, arte e disciplina immaginabile, perché non crearne uno anche per la filosofia? Così, grazie ai finanziamenti che avevamo ottenuto in quanto dipartimento di eccellenza, abbiamo allestito le prime due sale dedicate alla definizione e agli strumenti della filosofia. Il nostro fine era quello di dar vita a un museo permanente, modellato su quelli di natura scientifica. Purtroppo, però, nonostante gli ottimi risultati di pubblico, siamo stati interrotti dalla pandemia».
E poi?
«Nel 2022, grazie a nuovi fondi, tra i quali quelli stanziati per il centenario della Statale, siamo finalmente ripartiti. Questa volta abbiamo scelto come tema quello, attualissimo, della disinformazione. La modalità di presentazione è interattiva, ludica e divertente, in grado di dare veste sensibile a un problema teorico assai complesso. Per realizzare un’esposizione del genere ci siamo avvalsi dell’aiuto di molti altri docenti dell’ateneo e abbiamo ottenuto anche il supporto di università straniere, come quella di Birmingham».
Com’è strutturata la mostra?
«La prima sala servirà a definire i concetti: cos’è una fake news e cosa una teoria del complotto?Non molti sanno che non tutte le notizie false sono fake news – può succedere che i media trasmettano in buona fede un’informazione che poi viene smentita. E, d’altra parte, non tutte le fake news devono per forza essere false: se si ha fortuna, ci si può inventare una notizia che poi si rivela corretta. Quello che conta è il fine, che, nel caso delle fake news, è evidentemente quello di disinformare. La seconda sala, invece, si concentra sui meccanismi sociali e cognitivi che stanno alla base, illustrando come funzionano le menti complottiste tramite giochi, filmati e animazioni. Gli studi dimostrano che tutto nasce dalla sfiducia verso le spiegazioni fornite dalle autorità istituzionali e, insieme, dalla ricerca di una risposta rassicurante ad eventi che sfuggono dal nostro controllo. A fare da diaframma tra le due sale è un’opera d’arte appositamente realizzata da Fabrizio Dusi. Due teste con le bocche spalancate, prive di orecchie e colte nell’atto di pronunciare parole autoreferenziali segnalano l’ingresso nella mente del complottista, come indica il titolo “Inside out”. Il materiale di supporto è la coperta isotermica, luccicante, eppure metafora della necessità di aiuto e rassicurazione che tutti sperimentiamo. E anzi, le stesse teorie complottiste nascono proprio da tali bisogni, amplificati e non correttamente soddisfatti».
Avete programmi per il futuro?
«Daremo vita a un museo permanente, nella sede di Città Studi, dove sta prendendo forma un polo museale universitario della Statale. Ci piacerebbe, nel tempo, esplorare tutte le aree della filosofia, organizzando percorsi ad hoc. Già in primavera, però, la mostra andrà “in prestito” a Pesaro, Capitale della Cultura 2024».
L’esposizione resta aperta fino a giovedì 22, al mattino con accesso riservato, su prenotazione, alle scuole. Per tutti gli altri, entrata libera dalle 14.00 alle 19.30. E, a guidare i visitatori, saranno gli stessi studenti di filosofia della Statale, formati per l’occasione. Per saperne di più, conoscere le aperture straordinarie e approfondire, è possibile visitare il sito: https://museodellafilosofia.unimi.it.