ANNA MANGIAROTTI
Cultura e Spettacoli

Milano MuseoCity, il bello per tutti. Maria Grazia Mazzocchi: “L’arte in strada, anzi in vetrina”

Via alla rassegna diffusa, per la prima volta opere in mostra negli spazi di 35 negozi. La presidente dell’associazione: “Anticipiamo anche i temi degli 80 anni dalla Liberazione”

Maria Grazia Mazzocchi e il Mumac di Binasco

Maria Grazia Mazzocchi e il Mumac di Binasco

Milano – Nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, c’è anche quello di “godere delle arti”, preso molto sul serio da Maria Grazia Mazzocchi.

Milanese?

“Sì, dalla nascita, nel 1945, durante la guerra”.

L’idea di fondare l’associazione MuseoCity, che ora presiede, quando e perché?

“Nel 2016, condivisa con un gruppo di amici (Paolo Biscottini, Gherarda Guastalla Lucchini, Fulvio Irace, Gemma Sena Chiesa, Annalisa Zanni, Silvia Sardi Pacces, Stefano Zuffi, ndr), per incoraggiare un pubblico sempre più ampio a frequentare i luoghi della cultura”.

I musei mettono soggezione?

“Esiste anche il fenomeno ‘museum fatigue’: la stanchezza che io stessa provo, dopo aver perlustrato le sale, alla ricerca di un sedile. Perciò, nel 2019 abbiamo fatto in modo che aziende italiane di design donassero dieci divani ad altrettanti musei milanesi”.

Sono però le barriere socio economiche che portano il visitatore a provare soprattutto timore, o trovare i luoghi della cultura distanti dalla propria realtà. Come superare questo senso di inadeguatezza?

“Incominciando a portare l’arte in strada. Questo, l’obiettivo che mi sta più cuore: dal 2024 è il progetto speciale che arricchisce Milano MuseoCity. Quest’anno, la novità è proprio ’In vetrina’: opere d’arte o materiali provenienti da un museo, un archivio o una fondazione esposti negli spazi di trentacinque tra negozi e gallerie”.

Un esempio?

“Le vetrine di Steinway & Sons, in largo Donegani ospitano scatti di Ferdinando Scianna che ritraggono live musicisti di strada in diverse parti del mondo, e tre marionette MUTEF (Museo Teatro di Figura, ndr), raffiguranti tre grandi della storia del jazz”.

Da oggi all’8 marzo, Milano MuseoCity cresce, rispetto ai 5 giorni dell’edizione 2024, e ai 3 dell’esordio...

“L’anno prossimo, un mese: in coincidenza con Olimpiadi e Paralimpiadi, più la tradizionale settimana, in marzo, della nostra manifestazione. E m’impegnerò affinché 100 installazioni ’In vetrina’ possano punteggiare Milano, grande museo effimero”.

Non teme difficoltà?

“Certo, evitare di rompere le vetrine, nel trasferire le opere, che devono essere assicurate, oltre che proposte in abbinamenti appropriati. Ma che meraviglia, se lo immagina, entrare da Calzedonia o Intimissimi, lungo via Torino o corso Genova o Buenos Aires...”.

Già entrare nella sede di Banco BPM è abbastanza straordinario.

“Infatti, non tutti sanno che all’interno della bellissima sede in piazza Meda, clienti e dipendenti quotidianamente possono ammirare una grandiosa riproduzione fotografica, unica nel suo genere, a grandezza naturale, del Cenacolo Vinciano. E in occasione di MuseoCity 2025, il Banco espone ’Il filo di Arianna. Trame di vita al femminile’, immagini di donne dal Seicento ai giorni nostri, una trentina di opere del suo immenso patrimonio artistico. Ecco le opere ’segrete’ qui selezionate per Museo Segreto, uno dei progetti iconici di MuseoCity. Cui quest’anno aderiscono 149 istituzioni (35 new entries, ndr), in coerenza al tema Strade dell’Arte”.

Una declinazione?

“Con ’La strada della Libertà’ anticipiamo la ricorrenza degli ottanta anni della Liberazione cui il Comune dedicherà un ricco palinsesto. Al Museo del Novecento, intanto, le opere dell’astrattista comasca Carla Badiali ci ricordano la donna moderna ed emancipata che militò nella Resistenza e partecipò in prima persona, come imprenditrice, alla ricostruzione del Paese”.

Dalla soggezione alla suggestione.

“Per la prima volta anche un premio (il sistema d’illuminotecnica Rimani, ndr) è riconosciuto a chi meglio interpreta il tema: al Castello Sforzesco, che mette in dialogo il Gonfalone di Milano, XVI secolo, emblema civico per eccellenza, con il Manifesto della mostra della Ricostruzione disegnato da Albe Steiner e proveniente dal Palazzo Moriggia Museo del Risorgimento”.

Comunque, è il piccolo museo che ci fa sentire sente meno incompatibili con l’arte?

“Confesso che a me piace terribilmente il Mumac - Museo della macchina per caffè di Cimbali Group, a Binasco (ma per MuseoCity ci sarà un servizio di navetta, ndr), praticamente Milano”.