
Nicole Travolta
Milano – Se per lei non dev’essere sempre facile sentirsi la nipote di Tony Manero, per l’intervistatore è ancora più difficile spiegarle cos’è “Il ballo del qua qua”. Ma a Nicole Travolta le (dis)avventure sanremesi di zio John, strappano soprattutto una risata. “Oh my God, gli hanno fatto fare veramente una cosa del genere?”. Già. In scena stasera allo Spazio Slow Mill di via Volturno col one woman show “Nicole Travolta is Doing Alright - Bad with money, great with a (spray) gun”, la trentacinquenne californiana dal cognome ingombrante racconta la sua vita partendo dai momenti difficili, le spese pazze, il conto bancario in rosso, il divorzio, visti attraverso l’ottica del centro abbronzatura spray di Hollywood in cui lavorava. Con lei sul palco le musiche dal vivo del chitarrista greco Giannis Gkintinos.
Nicole, cosa racconta esattamente nello show?
“Le complicazioni della vita. Ma anche la luce in fondo al tunnel che m’ha fatto vedere nel lavoro la possibilità di tirarmene fuori; avere a che fare, nel centro d’abbronzatura, con una clientela dalla varia umanità e con le sue storie, m’ha aiutata ad uscire dal guscio in cui ero rinchiusa. Ho capito che lo shopping compulsivo e le relative difficoltà finanziarie, il bisogno di crearmi una facciata, erano frutto anche di una bassa autostima. E che la via del teatro avrebbe potuto aiutarmi. Ho raccontato tutto alla mia co-sceneggiatrice e regista Lauren Burns ed è nato questo spettacolo”.
Cosa le ha insegnato fare l’attrice nelle serie tv?
“La commedia televisiva è sempre stato il mio pane quotidiano, ma anche la palestra per diventare poi attrice teatrale, questo perché sul set devi imparare le cose molto velocemente ed avere una buona predisposizione all’improvvisazione in quanto situazioni e battute possono cambiare da un momento all’altro, soprattutto se hai a che fare con gente che ti tiene costantemente sulle spine come Charlie Sheen, vero e proprio genio, con le sue battute e i suoi tempi comici”.
Sulla stampa si è parlato parecchio di questo show. Qual è il complimento che ha gradito di più?
“Quello di quanti dicono che non racconto solo la mia storia, ma un’esperienza in cui possono riconoscersi in molti. Una ragazza, ad esempio, mi ha aspettata fuori dal camerino per dirmi che stava affrontando una situazione simile alla mia, divorzio incluso, e che lo spettacolo, oltre a farla divertire, le aveva dato la chiave giusta per provare a superare ansie e sensi di colpa”.
È dura andare in scena con un cognome come il suo.
“No, dai. Mio zio è una persona incredibilmente talentuosa che ha fatto cose talmente straordinarie da rappresentare un modello e uno stimolo costante per il mio spirito emulativo”.
Progetti?
“Lo scorso anno questo mio spettacolo è andato così bene a New York che lo riporteremo off Broadway pure il prossimo autunno per circa 10 settimane, con la speranza che prima o poi decolli il sogno di vederlo trasformato in una serie televisiva”.
Un’ultima curiosità, fra i tanti personaggi interpretati da zio John sullo schermo qual è il suo preferito?
“Per me sarà sempre il Danny Zuko di ‘Grease’. Perché è in quel modo pure nella vita”.