Milano – “Das Rheingold“ torna, dopo 10 anni, al Teatro alla Scala per sei rappresentazioni dal 28 ottobre al 10 novembre, primo appuntamento con la produzione del “Ring des Nibelungen“ che proseguirà nel 2025 con “Die Walküre“ (5-23 febbraio) e “Siegfried“ (6-21 giugno) e nel 2026 con “Götterdämmerung“ e due cicli completi. Sul podio si alternano Simone Young (28 e 31 ottobre, 3 novembre) e Alexander Soddy (5, 7 e 10 novembre). Young è una delle bacchette più autorevoli in questo repertorio: ha diretto la sua prima Tetralogia alla Staatsoper di Vienna nel 1999 ottenendo un successo riconfermato a Berlino, Amburgo e Bayreuth, dove è stata la prima direttrice cui è stato affidato il Ring. Alla Scala ha debuttato nel 2023 con “Peter Grimes“ di Britten e “Turangalîla“ di Messiaen. Il 42enne Alexander Soddy, che dal 2016 al 2022 è stato Generalmusikdirektor a Mannheim, dirige regolarmente al Metropolitan, al Covent Garden e alle Staatsoper di Monaco e Berlino, dove ha diretto ben quattro titoli in questa stagione, e sta intensificando la presenza in Italia: nel 2025 sarà alla Scala con “Così fan tutte“ e al Maggio con “Macbeth“ e “Salome“.
Simone Young ha diretto l’intero ciclo del Ring quest’estate a Bayreuth, cittadina della Baviera dove Richard Wagner ha vissuto a lungo e dove fece costruire un teatro espressamente per le sue opere (che ancora oggi lo ricorda, ogni estate, con un festival). La direttrice d’orchestra racconta: “L’acustica di Bayreuth è famosa, è stata creata espressamente da Wagner ma il compositore prima di far costruire il suo teatro aveva già un’idea del suono precisa: sostenuto e chiarissimo. Trent’anni fa, proprio a Bayreuth, ho lavorato come assistente di Daniel Barenboim, in quell’occasione ho imparato a conoscere l’acustica wagneriana. La vita degli artisti è un cerchio: Alexander Soddy era ad Amburgo quando ho diretto il Ring e adesso ci alterniamo sul podio”. Simone Young sottolinea: “I cantanti sono tutti bravissimi. La Scala offre il cast del secolo”.
Michael Volle vestirà i panni di Wotan nell’intero Ring: con lui in questo Prologo Ólafur Sigurdarson è Alberich, Wolfgang Ablinger-Sperrhacke è Mime, Norbert Ernst è Loge, Okka von der Damerau è Fricka, Olga Bezsmertna è Freia, Christa Mayer è Erda, Siyabonga Stoyanova e Virginie Verrez sono le figlie del Reno. La regia è di David McVicar, che dopo il trionfale debutto scaligero con “Les Troyens“ di Berlioz nel 2014 è tornato con nuove produzioni dei “Masnadieri“ di Verdi nel 2019 e della “Calisto“ di Cavalli nel 2021, oltre che con la ripresa del suo allestimento londinese di “Adriana Lecouvreur“ nel 2022. McVicar ha già affrontato il Ring in passato con una fortunata produzione all’Opéra national du Rhin: “Il Ring è affascinante, cambia ogni volta a seconda della nostra vita, di come va il mondo.
“Das Rheingold“ (L’oro del Reno) è il prologo dell’Anello dei Nibelunghi; ha un inizio diverso da ciò che accade nell’opera. In “Das Rheingold“ Wagner dà l’addio alla tragedia greca”. E continua “È come un’opera barocca ma con una forte presenza di figure mitiche che si confrontano con ciò che è moderno: l’oro, le riserve delle banche, l’ossessione dell’accumulo del denaro che diventa una ragione di vita. I soldi non hanno altro valore che quello che gli diamo”. McVicar spiega la sua idea di regia: “La sfida nel Rheingold è che tutto deve essere svelato in modo giocoso: per Wagner il peccato originale è l’importanza della crescita economica a scapito di qualsiasi altra cosa. Questo crea dolore nel mondo, è l’impegno politico di Wagner”.