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Milano, il Palazzo della Ragione: tra affari segreti ed eretici

Storia e misteri dell’edificio a due passi da piazza Duomo costruito nel 1233. Sulla facciata uno dei primi monumenti equestri in pietra dell’Europa medievale

Il Palazzo della Ragione in piazza dei Mercanti

Il Palazzo della Ragione in piazza dei Mercanti

Milano –  Perimetrale ora rispetto a quella che non è più la piazza dei Tribunali bensì l’odierna piazza dei Mercanti, rimane l’edificio più antico e “autentico” del Broletto: il Palazzo della Ragione. Perché così denominato? Essendo la sede dell’organo amministrativo della giustizia, il tribunale, i giudici “chiedevano ragione di...” nelle cause civili e penali.

Iniziata la costruzione nel 1228 (oltre centocinquant’anni prima del Duomo), nell’ambito del Broletto Nuovo e della Corte del Comune: nuova piazza in sostituzione del poco lontano Arengo. Al centro, il Palazzo della Ragione si sarebbe utilizzato per funzioni amministrative, giudiziarie e di rappresentanza. Concluso nel 1233 dall’allora podestà, tale Oldrando da Tresseno di Lodi, ricordato con un bassorilievo visibile oggi su una facciata (lato, attuale piazza Mercanti), che lo raffigura a cavallo: uno dei primi monumenti equestri in pietra dell’Europa medievale; nel registro inferiore della nicchia, i versi che lo elogiano: “Anno del Signore 1233. Ad Oldrando di Tresseno podestà di Milano. Tu che percorri gli atrii regali del grande palazzo, sempre ricorderai i meriti del podestà Oldrando, cittadino lodigiano, difensore della fede e della spada, che costruì il palazzo e bruciò i Catari (gli eretici), com’era suo dovere”.

Era il Palazzo in origine unicamente una loggia con arcate a tutto sesto, a mo’ di portico aperto, utilizzabile per assemblee pubbliche, arbitraggi, ordinanze varie: si svolgeva la vita politica, secondo i costumi dell’epoca, in maniera “trasparente“. Era inoltre occasione d’incontro per tutti coloro che, trovandosi nel portico, potevano discutere fra loro, concludendo oralmente pure affari (poi validati negli studi notarili dentro gli altri palazzi del quadrilatero, a disposizione delle istituzioni e dei privati).

Loggia dei Mercanti, si chiama tuttora, con due sopralzi: “Grande blocco materico cieco, rosso e massiccio residuo di quella che fu la sua vita di un tempo”, lo descrive Maurizio Cucchi ne “La traversata di Milano”, svelando un segreto. Se qualcuno si pone con il volto contro un pilastro con un foro, un’altra persona collocata esattamente nella stessa posizione, ma davanti al pilastro opposto sulla diagonale, sente quel che il suo socio dice! “Chissà se i furbi mercanti non se ne approfittassero per spifferare qualcosa in segreto…”, il piccolo prodigio che Cucchi apprende dall’amico poeta Antonio Riccardi. Il gioco del telefono senza fili, il fenomeno noto come l’eco della loggia, che attira turisti e curiosi.