ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Pinocchio Reloaded, il Burattino senza fili torna in scena

La favola «spiegata bene» agli adulti nello spettacolo di Maurizio Colombi. Con le canzoni di Edoardo Bennato

«Pinocchio Reloaded» farà tappa a Seregno, al Creberg, agli Arcimboldi e a Brescia

Milano, 3 novembre 2019 - Il primo Pinocchio veramente “senza fili” è stato, forse, quello portato in scena nel ’64 da Carmelo Bene facendo leva su una forte destrutturazione parodica della forma narrativa tradizionale. Favola per adulti con cui dal 9 novembre si cimenta pure Maurizio Colombi firmando un “Pinocchio Reloaded – Storia di un burattino senza fili” che trova nelle canzoni di Edoardo Bennato la chiave ideale per sdoganarsi ad ogni tipo di pubblico così come già accaduto, complice ancora il rocker partenopeo, a Peter Pan. Il 13 e 14 novembre lo spettacolo è al San Rocco di Seregno, il 16 al Creberg di Bergamo, dal 22 al 15 dicembre agli Arcimboldi di Milano, il 26 al Morato di Brescia. «Il romanzo ha tanti spunti interessanti che la storia, però, non riesce a esprimere compiutamente; bisogna intervenire sui caratteri. Ecco perché il nostro Pinocchio è la favola spiegata bene, con tutti i suoi sottintesi portati finalmente a galla», dice Gianmario Longoni, che produce lo spettacolo per Show Bees.

A leggerla in tralice , infatti, quella del burattino (interpretato da Jordan Carletti) è una vicenda cupa e poco riguardosa nei confronti dell’universo femminile, scritta in un momento storico di restaurazione da un uomo dalla vita complicata come Carlo Lorenzini, senza figure femminili perché la Fata Turchina non è una donna vera ma un’entità magica che muore, fra l’altro, nel momento in cui Pinocchio la delude; una storia d’appendice pubblicata sul Corriere dei Piccoli e pagata 10 centesimi a riga, quindi dilatata, non autentica e univoca, di cui alla fine ti ricordi più i caratteri o i singoli episodi che l’intera vicenda. L’ha capito Bennato che nel ’77 decise di rileggerla al contrario per farci capire che è sbagliata. Se si vuole, un “The Wall“ italiano in vantaggio di due anni sull’opera dei Pink Floyd, visto che diceva: «Non diventare un altro mattone di questa società conformista che t’insegna ad essere ubbidiente, a studiare e a lavorare senza mai alzare la testa». Singolare l’utilizzo del rap (ma un hip-hop musical come “Hamilton” rimane altra cosa) per ritmare i dialoghi fra i personaggi.

«Le canzoni hanno una forte componente EDM, house, anche se i due mondi si fondono ben assieme, come dimostra la buona integrazione nello spettacolo di un gruppo di rapper fortissimi – spiega Colombi –. Oltre al repertorio di “Burattino senza fili“ abbiamo attinto al resto della discografia di Bennato, passando da pezzi storici quali “Un giorno credi“ o “Le ragazze fanno grandi sogni“ a cose recentissime come “Ho fatto un selfie“. Ho pure usato le metriche e la ritmica di “Eaa“ per farci sopra un rap». Pinocchio è quanto mai attuale. «Al cinema ci stanno lavorando sia Matteo Garrone che Robert Zemeckis, ma soprattutto Guillermo Del Toro che, con la stessa intuizione di Bennato, ha puntato più sul significato che sulla storia ambientandola durante il fascismo con un burattino-balilla rivoltoso», dice Longoni. E Colombi anticipa: «In scena c’è una compagnia di guitti che mette in scena Pinocchio, dopo 4 minuti si chiude il sipario come se lo spettacolo fosse finito. Mentre gli attori se ne stanno andando il direttore di scena, simile al Morpheus di Matrix, li richiama offrendo la pillola blu e la pillola rossa all’attore che interpreta Pinocchio. Lui prende la rossa e quando si risveglia trova tutti i personaggi della storia comandati da fili.

“Pinocchio Reloaded” può essere inteso come un omaggio a Manuel Frattini, che a teatro è stato sia Peter Pan che il burattino. «Il nostro Pinocchio è diventato un omaggio a Manuel nell’esatto momento in cui ci ha lasciati. Sarebbe stato divertentissimo affidargli i panni di Geppetto, che avrebbe fatto in maniera strepitosa. All’interno dello spettacolo ci sarà quello che gli inglesi chiamano in gergo “Easter Egg“, un uovo di Pasqua. Il nostro pensiero per Manuel starà in qualcosa sotto gli occhi di tutti che solo addetti ai lavori e appassionati riusciranno, però, a cogliere. Siamo, infatti, una comunità molto stretta perché, come diceva Eduardo, entrare nel teatro è difficilissimo, però uscirne impossibile».