Milano 28 novembre 2018 - «Censura», grida all’Attila un sindaco della Bergamasca, Giosuè Berbenni, di Cenate Sotto. «La Nouvelle vague delle idiozie è dirle prima dello spettacolo», ribatte qualcuno sulla rete. Da copione, prima di analizzare lo spettacolo, contestualizzare e capire il messaggio, per poi criticarlo liberamente, entra in scena la politica.
Nel mirino finisce la Prima scaligera, che quest’anno vedrà l’opera di Giuseppe Verdi sul re degli Unni ambientata negli anni Quaranta dal regista Davide Livermore. Un momento tanto atteso e che, si sa, fa audience, accendendo i riflettori anche su chi ne parla. Nel bene e nel male. Il sindaco bergamasco ha preso in mano carta e penna quando ha saputo «da fonti dirette» di una scena a suo dire «blasfema». «C’è una scena molto spinta dove viene rappresentato un bordello - spiega Berbenni – una donna prende la statua della Vergine Maria, madre di Nostro Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, e la scaraventa a terra. La scena è raccapricciante. Con la presente chiedo in qualità di credente che questa scena blasfema contro l’Immacolata e contro la cristianità, venga tolta». Berbenni, laureato in legge, ma anche musicista organista diplomato al Conservatorio, ha chiesto così al sovrintendente Alexander Pereira di intervenire dall’alto.
Ovvero «censurando» l’Attila. Pratica, in effetti, molto anni Quaranta. Non ha visto la scena con i suoi occhi, basta la fonte «diretta». «Non bastano le scuole ascolane contro Mozart. Abbiamo anche il sindaco di Cenate Sotto contro Attila. Aspetto Godzilla», commentano sul web, mentre c’è chi plaude allo spirito di iniziativa e chi gli ricorda che «per tre mesi ha negato un pasto caldo ai bambini non residenti nella mensa della scuola primaria». Come reagirà la città della Madonnina? Ricorderà che Attila è un barbaro?
Nell'attesa, i riflettori si spostano su un altro tema caldo: una diffida alla direzione artistica del teatro è stata inviata dall’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente per la decisione di portare sul palco del Piermarini un cavallo. Il cavallo in questione si chiama Itaca. «Siamo già diventati amici», aveva detto Attila - Ildar Abdrazakov - a margine delle prove. Gli animalisti “gridano” all’«inutile stress che potrebbe configurarsi nel reato di maltrattamento» visto il «contesto non usuale», quel Tempio sacro della lirica che, dopo anni di assenza, ha riaperto il palco agli animali fra i protagonisti.