Milano, 28 novembre 2023 – Il conto alla rovescia è ormai partito e la Prima della Scala si avvicina: il 7 dicembre sarà la nona volta che Don Carlo, capolavoro di Giuseppe Verdi, aprirà la Stagione del tempio della musica, e si oltrepasseranno le duecento rappresentazioni scaligere dalla prima assoluta milanese del 1868.
Il Don Carlo per Milano
Si assisterà al Don Carlo che il grande compositore, a 17 anni dal battesimo parigino, l'11 marzo 1867, rielaborò apposta per Milano prosciugando e tagliando, versione poi messa in scena nel 1884. L'opera - che ha inaugurato la Stagione Lirica nel 1868, 1878, 1912, 1926, 1968, 1977, 1992 e 2008 - sarà diretta dal direttore musicale Riccardo Chailly sul podio dell'Orchestra del Teatro alla Scala. Per il maestro, Don Carlo è il compimento di una riflessione sul potere estesa su tre inaugurazioni di Stagione, dopo Macbeth di Verdi nel 2021 e Boris Godunov di Modest Petrovic Musorgskij nel 2022.
Il cast
Il cast schiera Francesco Meli come Don Carlo, Anna Netrebko come Elisabetta di Valois, Michele Pertusi come Filippo II, Elīna Garanča come Principessa d'Eboli, Luca Salsi come Marchese di Posa e Ain Anger come Grande Inquisitore. Protagonista di non minore rilievo il Coro del Teatro alla Scala diretto da Alberto Malazzi.
L’impianto scenico
Le scene sono di Daniel Bianco, le luci di Pascal Mérat, i video di Franc Aleu e la coreografia di Nuria Castejón. L’impianto scenico è unico e si trasforma senza interrompere lo svolgimento dell'azione nei diversi spazi previsti dal libretto grazie alla spettacolare alternanza di colossali elementi scenografici.
La scenografia
Per quanto riguarda la scenografia, una grande torre di alabastro dominerà la scenografia. E le atmosfere che saranno create sul palcoscenico sembreranno richiamare i quadri moderni di grandi artisti spagnoli come El Greco, Francisco Goya e Diego Velázquez, suggestioni scelte per rievocare lo scontro fra Filippo II di Spagna e il figlio Don Carlo.
Verdi propone i temi a lui cari della libertà dei sentimenti, della difficile relazione tra padri e figli e della liberazione dei popoli oppressi sullo sfondo del conflitto tra il potere temporale e quello religioso. Per rendere l'atmosfera sospesa tra ambiente ecclesiastico e secolare il regista Lluís Pasqual e lo scenografo Daniel Bianco hanno fatto riferimento all'uso dell'alabastro nelle finestre degli edifici religiosi ma anche civili e in particolare alla grande finestra della Collegiata di Santa María La Mayor nella città spagnola di Toro. Una grande torre di alabastro è inquadrata in un sistema di cancellate che anch'esse ricorrono nell'architettura religiosa quanto in quella civile. La scena permette di ritagliare nei grandi spazi del palcoscenico i numerosi momenti di intimità e di isolamento che punteggiano la tragedia.
I costumi
Il nuovo allestimento porterà lo spettatore dietro le quinte dello 'spettacolo del potere': anche l'autodafé, cerimonia abbagliante e macabra di autorappresentazione dell'assolutismo, non troppo diversa dai meccanismi della propaganda di oggi, è mostrata soprattutto nel momento della preparazione e solo pochi minuti sono riservati alla 'festa' nella sua magniloquente esteriorità. Qui campeggia un colossale retablo dorato e finemente istoriato. Questi spazi sono animati dal pittoricismo dei costumi di Franca Squarciapino, che riprendono l'abbigliamento rappresentato nella ritrattistica del tempo ma lo alleggeriscono nella scelta dei materiali, garantendo facilità di movimento e una certa romantica vitalità ai personaggi. L'impianto è documentato ma non necessariamente filologico: pur collocati nella loro epoca, i protagonisti rappresentano emozioni e caratteristiche umane presenti in ogni tempo. Il colore prevalente è il nero, non inteso come espressione di mortificazione o di lutto ma come esibizione di potere e ricchezza: nel '500 velluti e broccati neri erano tra le stoffe di maggior pregio.
Un Verdi della maturità
Con Don Carlo sarà anche un ritorno al Verdi della maturità dopo le tre inaugurazioni dedicate all'evoluzione delle opere giovanili con Giovanna d'Arco nel 2015, Attila nel 2018 e Macbeth nel 2021 (Chailly peraltro ha proposto anche Aida in forma di concerto nel 2020, dopo averla diretta nell'allestimento di Zeffirelli il 7 dicembre 2006).
Nel suo nuovo approccio a Don Carlo, che aveva diretto ad Amsterdam nel 2010 in un allestimento di Willy Decker, Chailly torna con la memoria alle edizioni dirette da Claudio Abbado nel 1968 e 1977, di cui aveva seguito le prove, ma fa riferimento anche allo studio diretto dei manoscritti messigli a disposizione da Ricordi.
Come nell'edizione di Abbado, si ascolterà l'introduzione al monologo di Filippo affidato alla fila dei violoncelli secondo partitura e non al violoncello solo come spesso avviene. Con i complessi scaligeri Riccardo Chailly ha recentemente diretto la scena di Filippo con Ildar Abdrazakov nella serata "A riveder le stelle" del 7 dicembre 2020, l'aria di Elisabetta in concerto con Anna Netrebko e il coro del II atto in disco e in tournée.