ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Prova a prendermi debutta al Teatro Nazionale di Milano, dal film campione d’incassi al musical

La regìa è di Piero Di Blasio: “Cerchiamo di passare in continuazione dalla verità della vita alla falsità della narrazione televisiva”

Tommaso Cassissa nei panni di Frank jr e Claudio Castrogiovanni (Carl Hanratty)

Tommaso Cassissa nei panni di Frank jr e Claudio Castrogiovanni (Carl Hanratty)

Milano – “Prova a prendermi”, un blockbuster da recitare, cantare, e ballare. In bilico tra grande schermo e palcoscenico, infatti, il film con Leonardo Di Caprio e Tom Hanks approda pure in Italia in forma di musical con libretto di Terrence McNeally, canzoni di Marc Shaiman e Scott Wittman. La regìa è invece di Piero Di Blasio. Debutto a Milano, sul palco del Nazionale, il 27 febbraio e repliche fino al 16 marzo legate a doppio filo con la versione teatrale portata in scena a Broadway da Jack O’Brien nel 2011.

Il film sul truffatore Frank Abagnale, che Steve Spielberg ha attinto nel 2002 dall’autobiografia pubblicata con lo stesso titolo nell’80 da Abagnale e Stan Redding, vede in questa trasposizione italiana Claudio Castrogiovanni nel ruolo di quel Carl Hanratty interpretato al cinema da Hanks, Tommaso Cassissa nei panni dello stesso Frank jr. vestiti da Di Caprio e Simone Montedoro in quelli del padre Frank Abagnale Senior così come impersonato da Christopher Walken. A parlarne è il regista stesso.

Storia vera?

“Quasi. Perché Frank Abagnale è un truffatore e quindi non va preso tutto quello che dice come oro colato. Ma ogni storia vera deve vivere. E per farla vivere abbiamo deciso di giocare sulla dualità. Ma la più grande dualità del mondo, oltre al bene e il male, è pure il vero e il falso che in questo spettacolo fanno da padrone perché è un continuo susseguirsi di realtà e menzogna”. Dura confrontarsi con Hollywood.

“Quando Castrogiovanni mi ha obiettato che la sua parte al cinema l’aveva fatta Hanks, gli ho risposto: tu parti sconfitto e poi vediamo cosa possiamo fare”.

Portare un film a teatro è complicato.

“Soprattutto in Italia dove ‘Prova a prendermi - Il musical’, a parte una versione scolastica, per altro molto bella, non è mai stato rappresentato. Nella versione americana, quando Terrence McNeally ha provato ad adattare il testo, ha reso la storia uno show televisivo e da quell’imprinting non ci si può spostare. A me è subito interessato, però, quello che c’è tra lo spettacolo tv e la vita reale. Così abbiamo lavorato molto a cercare queste assolvenze e dissolvenze”.

Ovvero?

“Cerchiamo di passare in continuazione dalla verità della vita alla falsità della narrazione televisiva. Ho cercato di trattare l’idea di questo spettacolo come se fosse uno show del sabato sera di Walter Chiari o Lelio Luttazzi. Come se fosse uno ‘Studio Uno’ dove il nostro presentatore, nella fattispecie Cassissa, che fa Frank jr., arriva in scena per parlare al pubblico di sé. Ma, mentre lo fa, dall’apparenza confezionata dalla telecamera affiora la verità”.

Come?

“Abbiamo fatto tre giorni di lettura a tavolino, cosa rarissima nell’allestimento di un musical pressati come si è dalla necessità di armonizzare canzoni, recitazione e coreografie, per parlare dei personaggi e provare a capirli. Tutti pensano che questa sia la storia di Frank jr. e invece è quella di un padre. Anzi due. Un padre, Frank jr. senior, che non sa come salvare la famiglia, di un figlio che fa di tutto per salvare lui e che, quando capisce che la strada per farlo è più complicata del dovuto, prova a salvarsi affidandosi ad un padre putativo. Insomma, non la storia di un ragazzo che scappa, cercando di essere qualcosa di diverso da quel che è, ma quella di un ragazzo in cerca del posto più sicuro al mondo, la famiglia. E che, non trovandola, se la cerca da un’altra parte”.