Milano, 5 luglio 2024 – Gli ci sono voluti sei anni per dare un successore a “Villains”, ma i Queens of the Stone Age abbordano domani, sabato 6 luglio, il palco degli iDays all’Ippodromo Snai San Siro con la convinzione che “In Times New Roman…” sia il disco giusto per continuare la narrazione di un’avventura rock lunga ormai più di un quarto di secolo. "Anche se dal vivo non ne suoniamo più di 4 o 5 pezzi perché, con 8 dischi all’attivo e un set di sole 18-20 canzoni, fare la scaletta è sempre una faticaccia", ammette il bassista Michael Schuman, parlando di The End Is Nero, il tour che riannoda i fili della band americana con Milano e gli IDays dopo lo show all’Area Expo di Rho del 2018.
Pietra miliare
“Uscito lo scorso anno, infatti, ‘In Times New Roman...’ è un tassello davvero importante per la nostra discografia e per questo le proponiamo senza lasciarci imbrigliare dalla durata, lasciando che fluiscano finché il pubblico, con la sua partecipazione, ci fa capire di aver voglia di ascoltarle". Il Times New Roman è uno dei caratteri tipografici più diffusi. Ed è stato adottato come titolo del disco per esprimere il desiderio di guardare il mondo nel modo più semplice e leggibile possibile, ma, nell’ottica della band, anche per simboleggiare la chiusura di un capitolo della propria storia e l’apertura di un altro.
Gossip, morte e musica
Alla realizzazione dell’album, infatti, s’è accompagnata la seguitissima (dai giornali scandalistici) querelle giudiziale tra il frontman Josh Homme e l’ex moglie Brody Dalle, frontwoman dei Distillers. Periodo non facilissimo per i Queens of the Stone Age segnato pure dalle perdite di amici intimi come Mark Lanegan, il batterista dei Foo Fighters Taylor Hawkins, l’attore di “Treme” Rio Hackford (figlio del marito di Helen Mirren). Per non parlare delle condizioni di salute dello stesso Homme, uscito solo di recente dal tunnel di una neoplasia.
"Fra i supporter di questa giornata milanese dei veri e propri fratelli come i Royal Blood, con cui siamo stati in tour negli Stati Uniti a maggio", dice Schuman. "Sono davvero ragazzi divertenti che conosciamo da anni e abbiamo visto crescere". Rick Rubin dice che il suono dei Royal Blood, all’anagrafe Mike Kerr e Ben Tatcher, non è definito dal genere o dagli strumenti che suonano, ma dalla chimica unica che si crea tra di loro in studio di registrazione e sul palco. E basta ascoltare l’ultima fatica discografica del duo britannico-australiano “Back to the water below” per farsene un’idea. A chiudere il cartellone di un sabato incandescente, a San Siro ci sono pure i Vaccines di “Pick-Up full of pink carnations”, e gli italiani Kemama, ovvero Ketty Passa, Marco Sergi e Manuel Moscaritolo.
Domenica di fuoco
Domenica l’iDays propone un’altra giornata ad alto volume con i Bring Me the Horizon, headliner di una maratona segnata pure dal ritorno a Milano di Yungblud, al secolo Dominic Harrison definito a suo tempo da Mick Jagger "il futuro del rock", e degli Imminence del cantante-violinista Eddie Berg.
"La reinvenzione dei Bring Me the Horizon", titolava qualche tempo fa la rivista Rolling Stone parlando della band del tatuatissimo frontman Oli Sykes e della sua recente separazione dal tastierista Jordan Fish. "C’è una strana crudezza nel disco che si muove tra l’essere melodico e discordante", dice Sykes a proposito di quel “Post Human: Next Gen” correlato nel corso del set al predecessore “Post Human: Survival Horror” uscito nel 2020. "Guardo a questo disco come ad un esperimento migliorato man mano che proseguiva il lavoro, includendo pure alcune canzoni totalmente provocatorie".