Assago (Milano) – Non era mai accaduto prima. E per i fan milanesi di Renato Zero quella di festeggiare il suo compleanno nel catino incandescente del Forum rappresenta un’opportunità tanto ghiotta quanto sognata. Bilancia ascendente Ariete, infatti, l’uomo del Carrozzone taglia il traguardo dei 74 anni domani a mezzanotte nel sottofinale della prima replica milanese del suo Autoritratto Tour, per poi continuare coi festeggiamenti lunedì e mercoledì prossimi. Tre show-evento nell’attesa di proseguire il cammino alla volta di altre nove città tra cui Mantova, dove approda al PalaUnical il 17 e 18 ottobre, mettendo a bilancio di questa nuova impresa live 38 concerti, varati a marzo in quel di Firenze. Ça va sans dire che il concerto di domani è esaurito già da tempo. “Sarà la nostra grande festa: in nome della musica, di questi anni vissuti quasi interamente al vostro fianco e delle emozioni meravigliose e indimenticabili che ogni volta ci scambiamo”, anticipa il soggetto smarrito. “Quanta energia ci ho messo per conquistarti, mia adorata Milano. Tornare a raccogliere il tuo abbraccio festoso e possente è il più bel regalo che possiamo farci”.
In questo spettacolo Renato racconta la favola sua con l’ausilio del direttore musicale Danilo Madonia alle tastiere e al pianoforte, Lorenzo Poli al basso, l’irrinunciabile Lele Melotti alla batteria, Bruno Giordana al sax, Rosario Jermano alle percussioni, Andrea Maddalone e Fabrizio Leo alle chitarre, più otto coristi. “Io e Zero siamo qui per due ragioni”, ammette Fiacchini in uno sdoppiamento alla Jeckyll & Hyde, “primo, non vogliamo andare in pensione, e, secondo, stabilire col termometro dei concerti se, a 74 anni, la gradazione ‘calorifera’ è ancora all’altezza di meritarsi il centro del palco”.
Cinquantun’anni dopo “No! Mamma, no!” (ma il primissimo singolo “Non basta, sai” è del ’67), infatti, il successo per Renato è ancora uno stato di grazia da conquistarsi giorno dopo giorno. “Puoi fare questo mestiere solo se ami la gente, altrimenti ci si rende subito conto del bluff. Se sono ancora qui, se faccio ancora sold-out, se mi permetto di fare tre ore di show anche sotto la pioggia come successo due anni fa al Circo Massimo, è perché il pubblico riconosce la mia verità. Questo, a mio avviso, significa essere artisti”.
E davanti a quel karaoke di anime in tumulto che sono i suoi concerti, val la pena di credergli. “Affacciarmi sulla scena è ogni volta come un nuovo battesimo, fra l’esigenza di dimostrare a me stesso che sono cresciuto e quella di consegnare al pubblico sempre qualcosa di mio che sia sorprendente, si spera, e all’altezza di fare i conti con la realtà di oggi. Per questi concerti-evento ho optato per l’essenziale, non perché voglia offrire meno al pubblico, ma perché ragionevolmente la sintesi fa parte del processo di maturazione di un uomo e di un artista, e credo sia arrivato il momento - anche i tempi lo suggeriscono - di dare un’occhiata alle cose importanti e profonde, a messaggi che siano veramente incisivi”.