
Francesco Renga
Assago, 5 maggio 2017 - Cantando al buio. Con Elodie. Troppo impegnato, forse, da talent show ed altre ospitate televisive, Francesco Renga forse avrebbe potuto scegliere un singolo più convincente di “Nuova luce” per lanciare in radio il suo primo album dal vivo in oltre trent’anni di carriera. E invece questo inno pop molto elettronico e molto ritmato, scritto da Davide Petrella e Dario Faini con la produzione di Michele Canova, rivela di avere soprattutto una gran voglia di stupire. E nell’energico video girato per l’occasione, sembra proprio Francesco il primo a crederci, fino a un certo punto. Ma questa, forse, è solo un’impressione. Certo è che Renga rimane Renga a prescindere dal pezzo del momento, una certezza della musica italiana, un gladiatore da arena che questa sera ad Assago promette l’ennesima prova da grande interprete.
Prove ne siano le (alte) frequenze di “Scriverò il tuo nome live”, documentazione calda e vibrante del tour autunnale varato, proprio al Forum, lo scorso autunno. Anche se stavolta ad impreziosire ulteriormente lo spettacolo ci sarà la presenza, appunto, di Elodie per condividere le suggestioni di “Così diversa”. «Nonostante i fans me lo chiedessero da anni, non avevo mai preso seriamente in considerazione la possibilità di pubblicare un album dal vivo», ammette Renga, che il 6 luglio sarà pure in Piazza della Loggia a Brescia e il 17 in Piazza Duomo a Cremona.
«Ho costruito la mia carriera in maniera artigianale, passo dopo passo, cercando il traguardo solo quando pensavo fosse il momento giusto. Ecco, penso che per un “live” questo sia il momento giusto”. Anche se ad “Amici” s’è dato il cambio con la madre dei suoi figli Ambra Angiolini («Ha compiuto un percorso cinematografico meraviglioso dimostrandosi un’attrice bravissima, ma è nata in tv e davanti alle telecamere è perfetta; quindi in un programma di quel genere è molto più brava di me»), Renga si dice convinto della forza dei talent show.
«Se avessi 16 anni ci proverei, così come nel ’91 provai a giocare la carta Sanremo portando all’Ariston con i Timoria “L’uomo che ride”, spiega lui che è stato al Festival otto volte, una con Pedrini e compagni le altre da solo, vincendolo pure nel 2005 con “Angelo”. «Penso, infatti, che se una canzone non funziona è colpa di chi l’ha scritta e non del contesto in cui viene presentata. E poi è un dato di fatto che oggi la discografia ha delegato alla tv quello che un tempo era il suo ruolo. Per riuscire ad incidere il primo disco ci ho messo cinque anni, con la tecnologia di oggi puoi fare un disco di buon livello in una settimana. Un tempo ti esibivi nei locali della bocciofila con la speranza che tra il pubblico sedesse qualche talent scout, mentre adesso posti il tuo pezzo sul web e possono ascoltarlo milioni di persone».