
Riccardo Cocciante, 79 anni: domenica il primo di cinque concerti milanesi
Milano – Il suo nome è Riccardo. E da oltre mezzo secolo racconta nelle sue canzoni gli amori dispari della vita, le rotte senza meta di “navi dentro al mare della nostalgia” che incrociano domenica prossima il palco degli Arcimboldi per il primo di cinque concerti, in calendario poi l’11, 14, 16 e 18 marzo. Dici Cocciante, infatti, e pensi a uno dei grandi patrimoni della musica d’autore italiana, curve della memoria attraversate spaziando tra pietre filosofali dell’hit-parade sempre capaci di premere sui sentimenti e intenerire l’anima. “Sono un artista, non una star, perché vivo in maniera dura quel che faccio, lottando e spesso soffrendo per riuscire a realizzare quel che ho in mente” assicura lui, 79 anni.
La sala deli Arcimboldi l’aveva già affittata lo scorso anno per le prove del concerto celebrativo all’Arena di Verona, ma ora ci torna da protagonista.
“Vivo sempre i concerti con qualche difficoltà. Per me salire sul palcoscenico è come farlo su una nuvoletta, entrare in un’altra dimensione. E questo è un passaggio difficilissimo. Anche perché, una volta lì sopra, non riesco a fare altro che dare tutto me stesso. Come se fosse l’ultima volta. Sensazione un po’ stressante, ma bella”.
Il 13 maggio torna a Verona per aprire la stagione dell’Arena e poi si sposta a Caracalla.
“Volevo dei palcoscenici suggestivi per questi miei concerti. E al momento non è facile trovarne, perché di teatri in Italia se ne chiudono sempre più. Un tempo, ad esempio, a Milano suonavo allo Smeraldo, che occupa ancora un posto bellissimo nei miei ricordi”.
Quali sono le novità di questo spettacolo?
“Non ho inserito nel repertorio solo canzoni ‘storiche’, ma anche altre funzionali alla narrazione che avevo in mente. Inizio, ad esempio, con ‘Io che sono luce’ dal primo album ‘Mu’, ma non mancano momenti da riscoprire come ‘La nostra lingua italiana’, passaggio molto intenso della mia attività di compositore anche per l’omaggio a questo nostro Paese che si porta dietro”.
Sempre in tema di omaggi, la sua rivisitazione di “Turandot” a che punto sta?
“Ci stiamo lavorando, vedrà la luce in Cina ma non so dire quando. Al momento posso solo dire che arriverà”.
L’ha sorpresa trovare “Era già tutto previsto” in “Parthenope” di Paolo Sorrentino?
“Sì, soprattutto perché Sorrentino l’ha voluta mettere in una scena senza dialoghi, lasciando parlare solo la musica e le immagini della sua macchina da presa. Certi utilizzi danno alle canzoni pure altre vite, così come capita con alcune riletture di interpreti diversi da me. Basta pensare all’interessantissima versione di ‘Io canto’ fatta da Laura Pausini o a quella di ‘A mano a mano’ realizzata a suo tempo da Rino Gaetano”.
A proposito di “A mano a mano”, quest’anno a Sanremo, nella serata delle cover, avrebbero voluto eseguirla in tre. Alla fine, l’ha spuntata la coppia Elodie-Achille Lauro. Soddisfatto?
“Non ho visto il Festival, perché impegnato in Cina con un nuovo allestimento di ‘Notre Dame de Paris’, ma sono riuscito a procurarmi un video del duetto e m’è sembrato buono. Ne sono felice perché le canzoni, per non morire, devono vivere nel tempo e incrociare le generazioni”.
Pochi giorni dopo i suoi concerti, arriva agli Arcimboldi il musical tratto da “Sapore di mare” che, come il film, si conclude sulle note della sua “Celeste nostalgia”. Nel film, quella canzone fa da sottofondo alla scena in cui Virna Lisi balla col figlio che le chiede come fosse la sua epoca e lei risponde: “Era diversa, ci batteva il cuore””.
“Penso che il cuore batta pure oggi. E lo faccia pure nelle canzoni. Anche se oggi la musica è molto più industriale di prima, ha perso un po’ di quella spontaneità, di quell’artigianato, che ho sempre amato”.
Il suo ex compagno di scuola Enrico Vanzina, autore di “Sapore di mare”, evoca ancora il sassofono di plastica che da ragazzi, in tenda, gli suonava nelle orecchie quando facevate i boyscout.
“Ricordo benissimo quel giocattolino, come strumento valeva poco, ma come mezzo per esprimermi molto, così come due accordi di chitarra o la voce. Il canto è sempre stato un elemento determinante nella mia vita, in quanto animo estremamente chiuso a cui la musica ha dato la possibilità di comunicare con le persone”.
Ora cos’ha in agenda, oltre ai concerti?
“Sto lavorando a un nuovo album, di cui dal vivo vorrei proporre qualche assaggio. I pezzi messi da parte sono troppi e, prima di registrarlo, dovrò escluderne alcuni a malincuore perché ne vado molto fiero”.