
Rick Wakeman, 75 anni, tastierista e compositore Ex membro degli Strawbs e degli Yes è stato una colonna del prog-rock ma ha anche suonato al fianco di altri giganti come Ozzy Osbourne o Elton John
Milano – Quando il Melody Maker lo definì in copertina “La superstar di domani” Rick Wakeman era ancora un ragazzino di Ealing con la testa ingolfata di sogni. Fantasie ammantate dal mantello luccicante della celebrità che avrebbe realizzato una ad una, fluttuando per più di 55 anni attraverso esperienze prog esaltanti nelle fila degli Strawbs e degli Yes, ma anche al fianco di Black Sabbath, David Bowie, Magna Carta, T Rex, Elton John, Lou Reed, Ozzy Osbourne e molti altri ancora. Con quel senso d’ineluttabilità che si porta dietro un titolo come The Final One-Man Piano Show, Wakeman, 75 anni, approda il 28 febbraio al Teatro Comunale Tirinnanzi di Legnano e il primo marzo al Gavazzeni di Seriate. Una discografia da quaranta milioni di dischi venduti che, tra progetti di studio, live, colonne sonore, riletture e joint album, supera largamente il centinaio di titoli, gli lascia solo l’imbarazzo della scelta.
Con la grande carriera che si ritrova dietro le spalle, cosa esegue in questo spettacolo?
“Un grande mix di sonorità e atmosfere attinto da album come ‘The six wives of Henry VIII’, ‘Journey to the centre of the earth’, ‘The myths and legends of King Arthur and the Knights of the Round Table’, senza tralasciare un po’ di Bowie (‘Life on Mars?’, ‘Space oddity’, ndr), di Beatles e, naturalmente, di Yes”.
Il suo ultimo album è “Yessonata”. Ha fatto avanti e indietro con la band di “Fragile” per trent’anni alternando due generazioni di Wakeman, visto che pure suo figlio Oliver ha suonato in una delle line-up.
“Gli Yes hanno avuto sicuramente una storia brillante. Mi sono divertito molto con loro, anche perché producevamo musica davvero fantastica a quei tempi. Pure le esperienze spin-off legate a quei mondi come i gruppi Anderson Bruford Wakeman Howe e Anderson Rabin Wakeman si sono rivelate di altissima qualità e grande piacere. ‘Yessonata’ funziona davvero bene perché quando l’eseguo dal vivo riesce a essere sempre diversa e, contemporaneamente, sempre la stessa”.
Ma il suo album solista preferito qual è?
“Ottima domanda, a cui però penso che potrei darei una risposta diversa ogni giorno. Oggi ‘The myths and legends of King Arthur and the Knights of the Round Table’, ma domani sarà sicuramente qualcos’altro”.
La sua storia è stata segnata da infarti, polmonite, incidenti aerei. C’è stato un evento che ha rappresentato un po’ la porta girevole capace di cambiarle la vita?
“Sì, all’inizio degli anni Settanta, quando mi ritrovai in coma su un letto d’ospedale con doppia pleurite e polmonite cronica, nel bel mezzo della composizione di ‘Journey to the centre of the earth’. Nonostante non riuscissi a parlare, mandai un pensiero a Dio ricordandogli che era stato lui a darmi il talento della musica e che se non fossi guarito non avrei potuto completare il progetto a cui stavo lavorando. Sono felice che m’abbia ascoltato”.
Dice di aver imparato da David Bowie più che da chiunque altro. Quali sono le figure che hanno maggiormente profondamente influenzato la sua vita?
“Mio padre Cyril (pianista nella big band di Ted Heath durante la guerra, ndr) e la mia insegnante di pianoforte Dorothy Symes. Senza di loro non avrei realizzato neppure un decimo di quel che ho fatto”.
Scherzando dice spesso che le sue ex mogli sono il motivo per cui continua a lavorare.
“Leggenda, andiamo tutti molto d’accordo”.
Rimpianti ne ha?
“No, nessuno. Vero che nella mia vita ho commesso tanti errori, ma mio padre diceva che se riesci a imparare dai tuoi sbagli la lezione è stata proficua”.
Il Napoli è ancora una delle sue passioni calcistiche?
“Certo, il mio team italiano di riferimento. Fra l’altro ha gli stessi colori del Man City, mia passione del campionato inglese. Il club che porto nel cuore fin da ragazzino, però, è il Brentford. E sarà per sempre così”.
In questo momento a cosa sta lavorando?
“Sto registrando un nuovo album per pianoforte che spero di finire entro giugno. È un progetto speciale per me e spero lo diventi anche per molte altre persone”.