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Cultura e Spettacoli

Design Week, la regina Rossana Orlandi: “Giovani talenti? Oggi se ne vedono meno, fondamentale la curiosità”

Alla galleria che porta il suo nome presentata l’esposizione RoCollectible 2025: “La chiave del mio successo? Questa meraviglia di casa trovata per vivere in famiglia. Il Comune ha sbagliato a organizzare una maratona proprio in questi giorni”

Rossana Orlandi, la gallerista che ha stregato il mondo del design

Rossana Orlandi, la gallerista che ha stregato il mondo del design

Milano, 12 aprile 2025 – Un viaggio attraverso la creatività e la bellezza esplorando materiali innovativi. È RoCollectible 2025, l’esposizione di design contemporaneo che invita a interrogarsi sulla natura mutevole della materia, presentata alla Galleria Rossana Orlandi. Un intreccio di idee di oltre 90 designer affermati e giovani talenti curato dall’eclettica guru internazionale del design: Rossana Orlandi, con la figlia Nicoletta. Un invito alla dolcezza attraverso la poesia del design. Oggetti che sembrano respirare e mutare. In un’ atmosfera internazionale che evoca bellezza, la dama del design con modi affabili, dietro i grandi occhiali bianchi con luminosi occhi azzurri che sanno cogliere ogni dettaglio, si racconta.

Quando ha scoperto che la sua creatività l’avrebbe portata alla fama mondiale nel campo del design?

“Quando me l’hanno detto…Io ho cominciato senza nessuno schema. Semplicemente facendo quello che mi emozionava, presentando come sentivo che dovessero essere presentati i lavori. Creando un fil rouge tra tutto ciò che presentavo: io sono molto eclettica, mi piace il bello in generale. Così è nata la mia galleria e il magnifico feeling che abbiamo creato con i designer”.

Studi classici, primo impiego per Fabbri Editore e senso del colore.

“Avrei tanto voluto frequentare il liceo artistico ma nel mio paese non c’era: così studiai al classico. Da ragazzina iniziai alla Fabbri Editore, non avevo manualità ma inventiva. Poi mi sono appassionata di maglieria e ho lavorato nel Carpigiano creando collezioni. Il mio forte erano le cartelle colori...”.

La chiave di volta per il successo?

“Questa meraviglia di casa trovata per vivere in famiglia. Io ho due figli e quando riuscii ad entrarne in possesso vent’anni fa non vollero venire perché erano ormai grandi. Mi dissero di farne ciò che desideravo e così ho fatto: è diventato lo spazio che vede qui in via Bandello, dove mia figlia è la mia spalla, ora è anche il mio boss”, sorride.

Cos’è per lei il design?

“Tutto. Niente nasce senza il design. Poi c’è design e design. Ma la creatività, per come la vedo io, è frutto di emozione”.

Come sta cambiando questo mondo?

“Il design è un linguaggio universale. La vita dopo la pandemia è cambiata, con valori diversi. Ad esempio, il dehor ha assunto molta più importanza e la gente ha capito che la casa va vissuta con le comodità e le esigenze di cui si ha bisogno. Il boom di acquisti di divani, ad esempio, perché la gente si è accorta dell’importanza di avere una casa funzionale e piacevole. Il design è cambiato nella qualità perché oggi l’attenzione al particolare è salita”.

Di cosa ha bisogno Milano?

“Ha necessità estrema di avere persone in Comune che rispettino il design: è stata organizzata una maratona nella settimana più importante, creando molti disagi. Tutta la città era bloccata…”.

Le giovani promesse oggi?

“Io trovo che rispetto al passato siano molte meno, ma quelle esistenti sono molto valide, in loro trovo interessanti concetti e materiali nuovi”.

Ad esempio?

“La fordite, o una resina fatta con pigmenti di un insetto, ma anche la pittura fatta con scarti di sughero e quella di calce e spezie. In questo momento ci sono un’infinità di materiali, una gioia per i designer…”.

Come riconosce i giovani talentuosi?

“Non amo i supponenti. La supponenza equivale all’ignoranza. I designer che seleziono sono belle persone, oggigiorno è fondamentale. Ai giovani dico: siate umili, l’erba del vicino è sempre più verde, non perdete mai la curiosità per ciò che fanno gli altri”.