Milano – Il mondo dello spettacolo e del cinema a lutto per la morte di Sandra Milo. La celebre “Sandrocchia” (come l’aveva soprannominata Federico Fellini, di cui era stata la musa) si è spenta nella sua abitazione a Roma, circondata dall'affetto dei suoi cari, come aveva desiderato.
La popolarissima artista negli anni ha mantenuto un profondo legame con Milano: “Come non potrei amare Milano? – spiegò in un’intervista a Il Giorno –. È qui che ho debuttato come attrice”. Sandra Milo arrivò all’ombra della Madonnina a soli 17 anni, andando a vivere in zona Argonne, per poi stabilirsi in Corso Venezia: “Mi raggiunsero anche mia madre e mia sorella Maia. Abitavamo al 7° piano. Quella casa mi piaceva molto, come la via. È una delle più belle di Milano ed è rimasta nel mio cuore”. Milano, raccontava Milo a Il Giorno – è “una città che ho amato pazzamente. Io non ho una città mia, sono nata a Tunisi, mi sono sposata a Viareggio, ho girato sempre, ma quando sono arrivata a Milano l’ho adottata. Roma è meravigliosa, ma non la amo quanto Milano. Ai romani dispiace ma è la verità”. “Sono sempre stata devota alla Madonnina – ricordava – nella mia borsetta da trucco – l’unica cosa che porto sempre appresso - c’è una statuetta piccola piccola della Madonnina”.
"Quando sono arrivata a Milano l’ho adottata. Roma è meravigliosa, ma non la amo quanto Milano”
Un periodo, quello degli inizi milanesi, ricordato con grande affetto dall’attrice. “Ho ricordi bellissimi, l’amore, il lavoro da modella, le prime conferme”, ricordava. “Cominciai come modella di Germana Maruccelli, una delle prime grandi couturier a lanciare Milano e la moda italiana nel mondo. Eravamo vicine di casa. Io ero molto formosa e avevo schiere di corteggiatori" raccontava. Una città, Milano, che per Milo somigliava molto al regista che “le aveva dato l’immortalità con ‘Giulietta degli spiriti e ‘8½’”, Federico Fellini. “Mi manca molto. In fondo lui mi ricorda Milano – ha sottolineato -. Era pudìco e discreto come questa città”.
Negli anni Sandra Milo è tornata spesso nel capoluogo meneghino, nel 2021, ad esempio fu protagonista con "Ostriche e caffè americano” al Castello per l’Estate Sforzesca. Anni segnati dall’emergenza Covid, con la città e l’Italia che ripartivano sul fronte dell’intrattenimento dopo i momenti più drammatici della pandemia. E proprio ricordando il lockdown Milo spiegò, a Il Giorno, “Per me la fisicità è fondamentale, perfino mentre parlo, le parole non bastano – raccontava -. Mi sentivo isolata, come le stelle del firmamento. Una lontanissima dall’altra".
“L’amore è amore, le diversità sono solo sociali, non umane. Bisogna accettarsi per quello che si è”
Anche in quel periodo, come in molte altre della sua lunga vita e carriera, “Sandrocchia” non perse mai il suo spirito, la sua vitalità: “Dobbiamo riuscire a non scoraggiarci, ripartendo insieme dal lavoro e dall’abitudine ora persa di andare al cinema e a teatro, di attingere da forze diverse, verso lo spirituale”, spiegava. E dell’amore, altro motore della vita dell’artista, che è sempre stato “al primo posto assoluto”, diceva: “l’amore è amore, le diversità sono solo sociali, non umane. Bisogna accettarsi per quello che si è – ricordava -. Per amore ho lasciato due volte la mia carriera d’attrice. Ma il cinema è sempre venuto a ripescarmi”.
"Oggi ci lascia un'attrice straordinaria e icona del cinema italiano – le ha reso omaggio l'assessore lombardo alla Cultura, Francesca Caruso -. Una donna che, con ruoli e in ambiti molto diversi, ha segnato la vita culturale e artistica dell'Italia dal Dopoguerra a oggi. Le sue indimenticabili interpretazioni hanno dipinto il ritratto di una donna poliedrica e un'interprete unica. Resta eterno e indimenticabile il suo ricordo".