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Oggi festa Sant'Ambrogio, chi era e perché è così importante per Milano

Curiosità, leggende e tradizioni legate al ricco figlio di una famiglia romana della Gallia che non voleva diventare vescovo

Un'immagine di Sant'Ambrogio

Milano, 7 dicembre 2022 - Oggi si celebra la festa di San'Ambrogio, la giornata più importante per Milano e i milanesi. Ma chi era Ambrogio e perché è così importante per la città? Quello che diventerà il patrono della città nasce nel 339 a Treviri, città della Gallia, , da una ricca famiglia romana: suo padre era prefetto del pretorio per le Gallie. Ambrogio segue la famiglia a Roma, dove compirà gli studi di retorica ed eloquenza. Divenuto avvocato e quindi pretore, intorno al 370 viene nominato governatore della Liguria e dell'Emilia, e si trasferisce definitivamente a Milano. Ambrogio dunque è un politico e non un uomo di chiesa quando a Milano mentre presenzia all'elezione del nuovo vescovo della città, nel tentativo di dirimere le questioni sorte nella comunità cristiana tra ariani e cattolici, pronuncia un discorso di tale efficacia e spiritualità da essere indicato egli stesso come successore del vescovo.

Un'immagine di Sant'Ambrogio
Un'immagine di Sant'Ambrogio

Ambrogio conquistò tutti con il suo discorso e dal popolo, secondo molti dalla voce di un bambino, si levò un grido: "Ambrogio vescovo!". Sentendosi impreparato, rifiutò l’incarico, ma i milanesi si appellarono all’imperatore Flavio Valentiniano e, alla fine, lui si vide costretto ad accettare l’incarico. Ambrogio dapprima rifiuta, poi, sotto la guida del presbitero Simpliciano, si prepara al battesimo. Diventare cristiano a tutti gli effetti sarà, infatti, la scelta decisiva della sua vita: Il 7 dicembre del 374 venne nominato vescovo, dona tutti i propri beni alla Chiesa (proprio come San Francesco) e si impegna a vivere in castità. Colui che disse "dove c'è Pietro, lì c'è la chiesa" morirà il 4 aprile 397, verrà sepolto nella basilica che porta il suo nome a Milano, città della quale è patrono insieme a Carlo Borromeo. Morì il 4 aprile del 397, e sarà nella basilica che porta il suo nome. La Chiesa lo ricorda tra i quattro Dottori della Chiesa d’Occidente con san Girolamo, sant’Agostino e san Gregorio I papa. 

L'eredità

Ambrogio introduce a Milano il rito ambrosiano, sopravvissuto all’unificazione voluta da papa Gregorio I e dal Concilio di Trento (1545-1563). Le differenze con il rito romano riguardano soprattutto la celebrazione della Messa per i paramenti sacri e per alcuni elementi della celebrazione (lo scambio della pace prima dei doni; la benedizione finale preceduta dalla formula "Kyrie Eleison"). Una delle differenze riguarda l’inizio della Quaresima: non il Mercoledì delle Ceneri come nel rito romano, ma la domenica successiva. Per questo il Carnevale ambrosiano non termina il Martedì Grasso, ma il sabato precedente l’inizio della Quaresima.

La festa, leggende e proverbi

La giornata di Sant'Ambrogio è considerato un giorno festivo per Milano e i milanesi. I più religiosi partecipano alla Messa che oggi avrà inizio alle 10.30 e verrà celebrata dall'arcivescovo Mario Delpini nella basilica di Sant'Ambrogio. Gli altri due appuntamenti che da tradizione contraddistinguono la giornata del 7 dicembre sono la Fiera degli Oh Bej! Oh Bej!, tra caldarroste, vin brûlé e banchi dedicati a presepi e addobbi natalizi mentre in serata grande attesa per la "prima" al Teatro della Scala. Sant’Ambrogio è considerato il protettore delle api e degli apicoltori. Perché? Ancora neonato, mentre dormiva in una culla nel cortile di casa, uno sciame di api si posò sul suo viso ed entrando nella sua bocca, senza fargli male. La leggenda vuole che Ambrogio non volesse proprio diventare vescovo della città e così aspèettò la notte poer fuggire da Milano sul dorso di Betta, la sua mula, in direzione Pavia. Ma benché conoscesse bene la strada, Ambrogio si perse più volte, ritrovandosi per incanto sempre a Milano. All’alba era ancora davanti a Porta Romana e alcuni milanesi riconoscendolo lo riportarono in città. Nel luogo dove Ambrogio si era fermato, stanco e pensieroso, sorse poi un convento per ricordare il suo tentativo di fuga. Si dice che poi Ambrogio andò da un maniscalco e fece ferrare la sua mula al contrario in modo che gli eventuali inseguitori avrebbero cercato in direzione opposta alla sua. Al calar della sera questa volta scelse di andare a ovest, in direzione Magenta. Una strada che conosceva bene, senza boschi in cui perdersi. Ma sulla strada per Abbiategrasso a un certo punto la sua mula si arrestò. “Corr Betta, Corr Betta!” la incitava il futuro santo patrono di Milano ma lei non ci voleva sentire e rimase immobile. Le grida di Ambrogio furono udite dagli inseguitori che in breve tempo lo raggiunsero, riportandolo in città. Da questo episodio prese il nome la località in cui la mula si fermò consegnando Ambrogio ai milanesi e alla storia: Corbetta.