Il mondo guarda la Scala. Come ogni anno a Sant’Ambrogio. Alle 18 si alzerà il sipario sulla Prima del Don Carlo, che segnerà l’inizio della stagione del Piermarini all’indomani della decisione dell’Unesco di iscrivere l’arte del canto lirico italiano nella lista dei patrimoni intangibili dell’umanità. Così il gala milanese, preceduto ieri dalla polemica sulle presenze in un Palco reale "orfano" del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, diventerà pure l’occasione per celebrare questo primato, sulle note del capolavoro di Giuseppe Verdi diretto dal maestro Riccardo Chailly. L’opera rappresenta l’ideale conclusione del trittico che il direttore musicale ha sviluppato tra 2021 e 2022 con Macbeth e Boris Godunov per portare a termine una profonda riflessione sul potere.
Per raccontarne il dietro le quinte, il regista Lluis Pasqual ha scelto un impianto scenico unico, che si trasformerà senza mai interrompere lo svolgimento dell’azione con la spettacolare alternanza di colossali elementi scenografici. Per rendere l’atmosfera sospesa tra ambiente ecclesiastico e secolare, ci sarà una grande torre di alabastro al centro del palcoscenico, a richiamare le finestre degli edifici religiosi, inquadrata in un sistema di cancellate. "È un’opera romantica, soprattutto emozionante – ha spiegato Pasqual –. Io ho cercato di vederla nel suo contesto storico, ma con gli occhi di oggi: vediamo i backstage di tutto, vediamo quello che c’è dietro. E dietro c’è una solitudine enorme, frutto di una grande tristezza, non perché la Spagna era triste, ma perché gli eventi raccontati sono tristi. E ho adottato una concesione registica concentrata nello svelare i meccanismi del potere".
Il titolo, che debuttò l’11 marzo 1867 all’Opéra di Parigi, aprirà per la nona volta il cartellone di via Filodrammatici (l’ultima risale al 2008), nella versione che il compositore di Busseto realizzò per la Scala nel 1884. Nell’approccio a quella che ha definito la "Bibbia verdiana", Chailly tornerà con la memoria alle edizioni dirette da Claudio Abbado nel 1968 e nel 1977: come nei due precedenti, si ascolterà l’introduzione al monologo di Filippo II di Spagna affidata alla fila dei violoncelli secondo partitura e non al violoncello solo come spesso avviene. "Un’opera ineseguibile senza sei grandissime voci, ha bisogno di una bravura straordinaria. Il cast è formidabile e ha un’importanza storica per questo teatro", ha affermato il maestro.
La super star russa Anna Netrebko non ha bisogno di presentazioni: amatissima dal pubblico scaligero, parteciperà per la sesta volta in carriera a una Prima (curiosamente sempre negli anni dispari dal 2011 in avanti) nel ruolo di Elisabetta di Valois. Stesso numero di presenze nella serata inaugurale per Francesco Meli nel ruolo del titolo, che metterà in scena anche il rapporto conflittuale con il padre Filippo II di Spagna, interpretato da Michele Pertusi. E poi Luca Salsi, Elina Garanca e Jongmin Park, che ha rimpiazzato in extremis il basso lettone Ain Anger nel ruolo del Grande inquisitore. Il Don Carlo andrà in diretta su Rai Uno, per la prima volta in formato 4K, e verrà trasmesso in tutto il mondo. La Prima diffusa, ormai una tradizione del 7 dicembre, porterà le note dell’opera dall’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele al carcere di San Vittore, dagli auditorium di periferia al terminal 1 di Malpensa.