Milano, 25 ottobre 2014 – «La riproduzione del Cenacolo di Leonardo che ha fatto Peter Greenaway c’è ancora. Non serve farne un’altra». Vittorio Sgarbi la ricorda bene. Era suo l’assessorato alla Cultura del Comune di Milano nel 2008, quando si era battuto per portare l’installazione del regista scozzese fin dentro al refettorio delle Grazie. E dopo aver letto ieri su queste pagine che si sono appena concluse nuove riprese in alta definizione dell’Ultima cena di Leonardo per farne un clone da proiettare durante i sei mesi di Expo e rispondere all’impennata di turisti che vorranno contemplare il capolavoro, è saltato sulla sedia. «Sento tutti parlare della riproduzione di Greenaway, ma non è andata distrutta – spiega Sgarbi, nominato ambasciatore delle Belle arti di Regione Lombardia per Expo 2015 –. C’è ancora».
E dove si trova?
«In un deposito di Palazzo Reale. Basta andare e tirarla fuori. Io posso contattare il referente dell’impresa di Greenaway a Milano. Si rimette quella, con le tecnologie originali di Greenaway. E senza sprecare altro denaro pubblico».
Ormai le riprese sono già state fatte...
«Succede perché c’è gente che non ha memoria storica».
L’idea almeno le piace?
«Questa della clonazione del Cenacolo è un’impresa sottile. Se poi fosse fatta con le luci originali di Greenaway, nessuno lo impedisce... Anche l’idea di farla alla Stelline è intelligente. È un’attrazione in più. Si può fare un biglietto doppio: il Cenacolo originale e la riproduzione. Altrimenti chi non riesce a entrare al Cenacolo, va a vedere la riproduzione».
E chiudiamo il capitolo Leonardo. Perché c’è un’altra notizia che ha fatto saltare Sgarbi sulla sedia: il ritrovamento dell’originale di uno degli ultimi quadri di Carvaggio, la «Maddalena in estasi». Ad annunciarlo Mina Gregori, tra i maggiori esperti mondiali del Merisi. «Quella Maddalena ha il mio placet – dice Sgarbi –. Mina Gregori mi ha convinto, anche se ancora non ho visto il quadro. Ma l’ultimo Caravaggio ha una debole preparazione, è sciupato. E ha quel notturno tragico. Allora ho proposto a Mina Gregori di portare la Maddalena a Expo. È una scoperta, deve essere vista dal mondo e approvata dalla critica. Lo collocheremo o a Palazzo Litta o al Bagatti Valsecchi».
Come procede l’organizzazione dei suoi padiglioni dell’arte per Expo?
«I progetti sono chiusi, non ho ancora definito una data per presentarli. Sono pronti i blocchi per Milano e per la Lombardia, ora si passa alla fase esecutiva. Poi, chiuso il settore pubblico, io mi dedicherò al privato con la mostra di Farinetti».
Ha ottenuto le collezioni private che vuole esporre a Palazzo Litta?
«Una dovrebbe essere la collezione della Coldiretti di Palazzo Rospigliosi. Ci sono venti dipinti, tra cui un Guercino. Poi una da Monaco di Baviera e la mia. E Palazzo Litta potrebbe avere anche il Caravaggio».
A Palazzo Clerici come procede?
«È stato più faticoso. La mostra sarà in ambienti contigui alla galleria e al pianterreno esporremo i disegni del Tiepolo».
In questi giorni è stato molto discusso il progetto dell’Albero della vita dell’Expo, che a lei non è mai piaciuto. Resta convinto della sua idea?
«Per me è inqualificabile. E le dirò di più: io porterò a Expo il vero albero della vita. È un pezzo meraviglioso, di quattro metri. Ci sto lavorando, ma come posso dirle: ho la controffensiva».
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