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Prego diffidare dalle imitazioni. Come testimonia uno stuolo di epigoni che va da Tiziano Ferro a Guè Pequeno, da Marracash a Fabri Fibra, Emis Killa e Jake La Furia, i Sottotono hanno fatto la storia del rap italiano. E non sorprende più di tanto che l’album della reunion, sul mercato da venerdì, s’intitoli "Originali". Un disco in cui, oltre al saldo del debito di riconoscenza contratto con Massimiliano Cellamaro e Massimiliano Dagani (pardon, Tormento e Big Fish) da tanti illustri beneficiati, trovano posto i contributi di altri protagonisti della scena urban e pop che ne hanno seguito le orme come Mahmood, Elodie, Coez, Stash, Luchè e Coco. A parlarne sono gli stessi Tormento e Big Fish. Più che un disco è un’adunata generale... Fish: "Per alcuni degli ospiti siamo stati la colonna sonora delle scuole medie, per altri quella delle superiori. Altri ci hanno scoperti dopo e magari, crescendo, hanno preso spunti dai nostri pezzi per costruirsi un loro percorso. Il bello è che non hanno atteso la chiamata, ma si sono fatti avanti loro non appena hanno saputo che stavamo mettendo in piedi un nuovo album". Con che spirito avete inciso il disco, con 6 inediti e 7 vecchi brani riveduti e corretti? Fish: "Non volevamo rincorrere i nuovi suoni a tutti i costi, ma piuttosto aggiornare quel che facevamo negli anni Novanta al 2020". La prima cosa che colpisce è l’impronta rap-soul del nuovo repertorio. Tormento: "Il bello dell’hip-hop anni Novanta era proprio quello che dentro potevi leggerci influenze di Isaac Hayes, di Marvin Gaye, e di tanta musica soul-R&b anni Sessanta. Pure gli Africa United, ad esempio, riconoscono che il reggae di Bob Marley “rimastica” Gaye in chiave jamaicana". In una strofa di “Cronici” c’è Primo Brown dei Cor Veleno, scomparso cinque anni fa. Tormento: "La frase stava in un mixtape di Primo di tanti anni fa. L’abbiamo ripresa sapendo che quello di partecipare ad un album dei Sottotono era uno dei sogni giovanili di Primo. Il modo per omaggiare un rapper che supera le barriere del tempo". Gli inizi per quelli della vostra generazione sono stati duri. Oggi è tutto molto più facile.
Fish: "Erano tempi pionieristici, ma sono serviti. Fossimo arrivati dieci anni dopo, avremmo faticato meno ma senza godere di quel che siamo riusciti a costruire allora". Tormento: "Siamo stati degli apripista e ne abbiamo pagato il prezzo, ma ne è valsa la pena. Quando artisti anche lontani da me, come Irama ad esempio, vengono a dirmi che certi miei album li hanno aiutati a crescere artisticamente non posso che essere contento". Come vi immaginate il ritorno all’Alcatraz del 7 marzo? Fish: "Siamo già al lavoro in sala prove con la band. Pure nel rap, infatti, sono i musicisti a fare la differenza. E non ci affascina troppo l’idea di starcene soli in scena, circondati da megaschermi, come si usa, invece, nel rap americano". Avrete degli ospiti? Tormento: "Certo che sì. Abbiamo già detto a tutti: tenetevi liberi. Pur vivendo dall’altra parte del pianeta, pure Tiziano un pensierino ce lo sta facendo". C’è un artista rimasto fuori dal disco che vorreste tanto all’Alcatraz? Tormento: "Marco Mengoni, la voce più bella in circolazione".