ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Dal piano alla penna: il Nuovo Mondo di Stefano Bollani unisce Omero e John Lennon

Il musicista-scrittore presenta il suo nuovo libro, 14 reperti narrativi che raccontano il tempo della Stravaganza: "I primi giudici del questo mio lavoro? Mia moglie Valentina e Alessandro Baricco”

Il compositore, pianista, cantante (e volto tv) Stefano Bollani, 52 anni

Il compositore, pianista, cantante (e volto tv) Stefano Bollani, 52 anni

Milano, 15 aprile 2025 – Quello della Stravaganza è un tempo “apparentemente immobile e torpido”, che potrebbe aver esercitato, però, un ruolo decisivo nel preparare la “rinascita spirituale dell’umanità”.

Il Nuovo Mondo raccontato da Stefano Bollani nel volume che presenta venerdì prossimo alla Feltrinelli di Piazza Piemonte (ore 18.30) dialogando col giornalista Ugo Sbisà, volge lo sguardo al Vecchio provando ad inquadrare l’“epoca primitiva” in cui ci troviamo ora attraverso 14 “reperti narrativi” che spaziano da Omero a John Lennon, da Beethoven a Houdini, da Fregoli a Darwin, attraverso il procedimento seguito da tutti gli storici del mondo: reperire quante più informazioni possibile sul passato e provare poi ad unire i puntini.

“Quella che studiamo, infatti, una storia costruita dagli uomini, perché concepita sulle narrazioni di chi è vissuto al tempo dei fatti”, racconta il pianista-romanziere, nato a Milano, cresciuto a Firenze e trapiantato a Roma, che fra le sue frequentazioni letterarie cita Robert Anton Wilson e Tom Robbins, ma anche Luigi Malerba, Michele Mari ed Ermanno Cavazzoni.

Un titolo come “Il tempo della stravaganza” da dove arriva?

“Scrivendo in continuazione, sono pieno di appunti, che confluiscono spesso in progetti diversi, ma a volte, come in questo caso, ne creano di nuovi. ‘Il tempo della stravaganza’ nasce proprio dalle idee, dai pensieri, dalle riflessioni messe da parte negli ultimi sette anni; spunti così differenti tra loro, abbozzati spesso nelle stazioni o negli aeroporti, che poi ho dovuto inventarmi pure una cornice idonea a tenerli assieme”.

Ovvero l’idea narrativa di leggere il presente dal futuro.

“Sì, per avere un punto di vista differente dal mio e da quello dei nostri contemporanei. Avrebbe potuto essere punto di vista di un alieno, ma poi ho preferito pensare a quello di un rappresentante della razza umana evoluta dal passare del tempo”.

Nel romanzo, che futuro è quello in cui si trovano ad operare questi suoi ricercatori?

“Un domani d’armonia e di unione spirituale, in cui non c’è bisogno di leggi per proteggere la convivenza civile. Insomma, un futuro bello, che contrasta con quello distopico immaginato da tanti autori di fantascienza coi suoi scenari terrificanti. Anche perché, se continuiamo ad immaginare solo quelli, va a finire che prima o poi si avverano”.

Fra le citazioni presenti nel libro c’è quella del filosofo Edmund Husserl secondo cui “ogni percezione è una scommessa”. Qual è la sua?

“Ho raccolto i pensieri di tutti quelli che mi hanno aiutato nello scrivere questo libro. Un pantheon di autori letterari, filosofi, musicisti, artisti che ho avuto vicini nell’unire i puntini di cui sopra. Con la speranza che, come hanno aiutato me, possano farlo pure con qualcun altro”.

Quanto c’è di sua moglie Valentina Cenni in queste pagine?

“Molto. Innanzitutto, perché è quella che l’ha letto più di tutti. In pratica, la mia editor. Sua pure l’idea della confezione, simile a quella dei classici della letteratura di una volta”.

Nel “comitato di lettura” che ha vagliato le bozze in anteprima c’è pure Alessandro Baricco. Cosa le ha detto?

“Una cosa bella. Ovvero che leggere questo libro è come sentirmi parlare. Mi fa molto piacere perché volevo proprio che rispecchiasse il mio tono”.

Ora cos’ha in calendario?

“Un’estate molto suonata, che affronto con diversi progetti diversi: con la formula del piano solo, in coppia con Trilok Gurtu e in quintetto con Jeff Ballard alla batteria, Larry Grenadier al basso, Vincent Peirani alla fisarmonica e Mauro Refosco alle percussioni”.

Cosa metterebbe il ricercatore Bollani tra i reperti musicali del Tempo della Stravaganza?

“Difficile rispondere. Sicuramente i Beatles, ma anche Jean Sibelius. E poi ancora Prokofiev, Ravel, Debussy, Stravinsky, Poulenc. Ci vorrebbe, naturalmente, pure il jazz, ma lì come facciamo? Mettiamo Duke Ellington e lasciamo fuori Miles Davis? La lista sarebbe lunga. Lunghissima. Preferisco, quindi, dire qual è la canzone che ultimamente faccio fatica a non ascoltare: ‘Izaura’ cantata da João Gilberto”.