Milano – L’uomo può pure togliersi dalle Iene. Ma non puoi togliere la iena dall’uomo. Specie dopo trent’anni in completo scuro. E quel piglio cinico, irriverente, poco addomesticabile. Teo Mammucari quindi rimane se stesso. Con e senza la maschera. Ma cambiano gli orizzonti. E nell’attesa di ritrovarlo su RaiDue con “Lo spaesato”, va per teatri con “Appuntamento al buio”. Una stand-up. Dove si racconta di sesso e di educazione sentimentale. Per ridere di sé e del mondo. Il 29 al Villoresi di Monza e l’8 dicembre al Manzoni di Milano.
Teo, cos’è allora questo appuntamento al buio?
“È quello che succede ogni sera con il pubblico a teatro, dove ci si ritrova insieme da sconosciuti. Ma è anche la condizione di chi cerca di capirci qualcosa della sessualità senza che nessuno gli abbia insegnato nulla e pensando che le informazioni passino dai siti porno”.
Quindi ha deciso di parlare di sesso?
“Sì, del tabù e dei fraintendimenti che fa nascere. Oltre che di tutto quello che ci gira intorno, dagli scambisti alle app per incontri. Ma l’appuntamento al buio è anche quello che riguarda tutti noi con la vita”.
Ma come mai ha scelto questo tema?
“Partendo da una domanda molto semplice: di che cosa puoi parlare oggi per evitare querele? Meglio quindi concentrarsi su di me, la mia storia. E da lì proseguire a ragionare su come confondiamo l’amore con l’attrazione, il piacere del corpo con l’innamoramento”.
A questo punto la domanda è d’obbligo: lei quando ha scoperto il sesso?
“In autobus, intorno ai 13 anni, età in cui all’epoca non si era sveglissimi. Ero andato al cinema con un’amica e ci eravamo baciati. Tornando a casa, sentivo questi crampi tremendi alla pancia, allo stomaco. L’autista mi chiese se avevo mangiato qualcosa di strano e io gli risposti che ero andato a vedere un film con la mia ragazza. E lui fa: “Ma allora te devi fa ‘na pippetta!“”.
Un raffinato educatore.
“Immagina. Davanti a tutti. Ancora mi ricordo la figura”.
Poi è andata meglio?
“In realtà a livello di relazione sono sempre stato un disastro. Oggi mi sembra di avere raggiunto una maturità diversa, che ti dispiace pure non avere avuto prima, si sarebbero potute costruire cose diverse. Ma è un percorso di consapevolezza che ha bisogno di tempo e di informazioni. Ed è proprio quello di cui parlo e rido sul palco. Capire come dare alle cose il proprio nome, non fraintendere il desiderio con le scelte di vita”.
Sul lavoro ultimamente di scelte ne ha fatte un paio rumorose.
“Lo so, ho lasciato Mediaset e due trasmissioni come “Le Iene“ e “Tú sí que vales", credo possa essere visto come un atto di coraggio. Avevo bisogno di rimettermi in gioco. Non sopporto poi chi lavora in tv e continua a dire che si fanno sempre le stesse cose. Certo il timore è quello di spegnere lo schermo e non esistere più. Per fortuna non è stato così...”.
Vi siete lasciati male?
“Non ci si lascia mai bene. Ma ho sempre avuto un buon rapporto con la squadra e con Davide Parenti, altrimenti non vai avanti così a lungo. C’è da dire anche che Le Iene funzionano benissimo, non hanno certo bisogno di me. E la mia strada oggi è il teatro, in attesa che riprenda “Lo spaesato” il prossimo anno”.
Il suo modo di fare divide molto il pubblico.
“C’è una cosa che mi fa male: quando non si fa differenza fra la persona e il personaggio. Io interpreto un ruolo, prendo in giro, accetto il gioco come a “Ballando con le Stelle”. Mi fa strano però quando qualcuno si sorprende perché ne “Lo spaesato“ non attacco nessuno. È solo una questione di format, di quello che è necessario fare”.
Quindi la disegnano più cattivo di quello che è?
“Non sono cattivo. Ma il problema è che non sono nemmeno ruffiano. In un periodo in cui basta un niente che ti danno subito addosso. L’altro giorno ho fatto una bellissima replica a Latina, tutti contenti, sold out. Un signore però si era addormentato in platea e sono andato a svegliarlo perché russava. Si è scatenato l’inferno. Sui social hanno scritto che avrei dovuto capire che magari aveva lavorato tutto il giorno. Situazioni surreali”.
Anche “Libero” all’epoca aveva creato qualche fraintendimento.
“Oggi non si potrebbe più fare. E pensare che la donna sotto il tavolo era un’idea nata in maniera del tutto diversa. Nell’edizione condotta da Paola Cortellesi, fu deciso di dare una risposta mettendo quattro uomini con la testa di fuori. Forse non era necessario. In ogni caso andò malissimo. Mi spiace solo che Flavia Vento dica che il programma l’ha presentata come una scema, quando invece metteva in mostra un bellissimo talento comico e negli anni avrebbe potuto confermarlo. Certo la trasmissione era davvero qualcosa di nuovo”.