ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Ramin Karimloo, il re dei musical agli Arcimboldi con The Reunion: “Il mio show cambierà ogni sera”

Tra tributo e antologia. “Con me sempre attori diversi”. Al via il 13 gennaio

Ramin Karimloo, 46 anni, attore e cantante iraniano naturalizzato canadese

Ramin Karimloo, 46 anni, attore e cantante iraniano naturalizzato canadese

Milano – Una notte col naso all’insù. A godersi il bagliore delle stelle… di Broadway e del West End. Se è “Anastasia”, infatti, a traghettare il pubblico degli Arcimboldi nel 2025, “The Reunion” il 13 gennaio s’accolla il compito di varare la nuova stagione con un riassunto di quelle precedenti, visto il carattere antologico di un megashow che affianca alcuni tra i più grandi interpreti di musical contemporanei. A metterci faccia, voce e carisma è Ramin Karimloo, applaudito alla Bicocca l’ultima volta con la maschera e il mantello del “Phantom of the opera”, affiancato da Samantha Barks, Earl Carpenter, Hadley Fraser, Holly-Anne Hull, Natalie May Paris. Le orchestrazioni sono di Adam Hoskins.

Karim, uno spettacolo come “The Reunion” non ha una storia da raccontare allo spettatore, ma piuttosto una collezione di momenti da fargli vivere. Per un attore di musical è più facile o difficile da affrontare?

“Questo spettacolo nasce da una mia idea e ha come caratteristica il fatto di essere sempre diverso, perché gli amici in scena variano da una serata all’altra. Quindi, sulla carta, il musical è più facile perché ha una sceneggiatura da seguire, con un inizio, una parte centrale, e una fine, e non chiede all’attore di cercare dentro sé stesso. ‘The Reunioin’, invece, è un tributo al nostro lavoro che ci tira fuori però dai personaggi interpretati sulla scena. Così il “Phantom” non è Erik, ma sei tu svincolato dalla drammaturgia dell’autore. Si tratta solo di trovare l’equilibrio giusto tra l’essere se stessi e diventare buoni ambasciatori del brano che si sta eseguendo in modo nuovo, possibilmente divertente, cercando di cogliere comunque, però, l’emozione dello spettacolo da cui è tratto”.

La prima parte pesca fra musical come “Wicked”, “Mary Poppins”, “Mamma Mia!”, “Les Misérables”, mentre la seconda solo tra quelli di Andrew Lloyd Webber.

“Andrew Lloyd Webber ha composto per il teatro così tanta fantastica musica che non possiamo certo metterci lì a farla tutta, perché ci vorrebbe un concerto di 8 ore, quindi, puntiamo su un medley con alcune delle sue cose più belle, che amiamo cantare, perché credo che in uno spettacolo del genere il pubblico voglia vedere innanzitutto gli artisti divertirsi senza pensare troppo alle aspettative. Se corri dietro a quel che la gente s’aspetta, infatti, non puoi dargli qualcosa di nuovo. E, per una volta, è un gran privilegio poter scegliere noi la musica di Lord Webber invece che farci scegliere da quella delle sue opere”.

Fra i tanti ruoli interpretati finora, quale pensa sia stato quello più formativo?

“Non ce n’è stato uno solo. Interpretare, ad esempio, Jean Valjean al fianco di un’icona come Colm Wilkinson, storico Valjean di produzioni passate, e ottenere la nomination al Tony Award è stato speciale, così come portare in scena (nel bene e nel male) il seguito del ‘Phantom’ ‘Love never dies’, ma anche vestire i panni di Nicky Arnstein in ‘Funny Girl’ o quelli di Gleb Vaganov in ‘Anastasia’ interpretando, tra l’altro, canzoni che sembrano essere state scritte attorno alla mia voce. Anche se la sensazione di fare qualcosa di completamente diverso l’ho provata nel 2010 per il 25° anniversario di Les Misérables, andato in scena in forma di concerto alla O2 Arena di Londra. Anche perché quella è stata la prima volta che ho avvertito la forza dei social in tutta la loro potenza, da allora ogni volta che ho fatto qualcosa di fortunato ho sempre potuto contare su un’eco mediatica straordinaria”.

Qual è la sua canzone preferita fra quelle dei musical che non ha ancora interpretato?

“Fra le mie passioni c’è ‘If ever I would leave you’ di ‘Camelot’; la canta Lancelot, mentre io in quel musical ho interpretato King Arthur. Un’altra è ‘Being alive’ da ‘Company’, che non ho mai portato in scena così come ‘Sweeney Todd’, altro titolo con cui vorrei confrontarmi prima o poi. Ora sto imparando la parte del regista Guido Contini in ‘Nine’, il musical ispirato ad ‘8½’ di Fellini che ho in agenda a Manchester poco dopo questi impegni a Milano e Trieste”.

In Italia sarà accompagnato dall’Orchestra del Friuli Venezia Giulia diretta da Beatrice Venezi. La conosce?

“Sì, siamo stati a cena assieme quando sono venuto a Trieste per ‘The Academy’, il mio corso di formazione per performer di musical, e l’ho trovata una donna meravigliosa. Amo la sua passione per la musica, ma anche come persona è molto divertente”.

Cos’altro ha in agenda?

“Finite a novembre le repliche loninesi all’Old Vic del musical di Elvis Costello ‘A Face in the Crowd’, basato sul celebre film di Elia Kazan, ho fatto una puntata al Palladium per interpretare con Hadley Fraser ‘Dirty Rotten Scoundrels’ prima di spostarmi in Giappone per ‘The Reunion’. Dopo aver portato Milano e Trieste volo col mio gruppo, The Broadgrass Band, nello Utah per un concerto a Provo e poi a Manchester per ‘Nine’. Da lì proseguo per la Cina dove ho in programma un’altra tappa di ‘The Reunion’ e, ad aprile, a Broadway per quel ‘The Pirates of Penzance’ che mi attende sul palco del Todd Haimes Theatre”. E sono solo i prossimi sei mesi.