
Il comico Vito metterà in scena lo spettacolo 'L'altezza delle lasagne'
L’argomento è di quelli che spaccano intere famiglie: “L’altezza delle lasagne”. Che quasi uno preferisce parlare di politica al pranzo di Natale. Quindi meglio affidarsi a un professionista, possibilmente di estrazione emiliana, come l’amatissimo Vito: icona (muta) anni 80, attore comico (da sempre), nei salotti di mezza Italia grazie al successo di “Vito con i suoi” su Gambero Rosso Channel. Insomma, una vita fra risate e tortellini. C’è di peggio. Ora in giro per teatri con questo monologo scritto da Francesco Freyrie e Andrea Zalone. Da venerdì a domenica al Leonardo, per la stagione di MTM.
Vito, lei non ha paura di affrontare le sfide più ardue.
“Lo so lo so, non a caso il sottotitolo recita “monologo di sopravvivenza gastronomica“. C’è però da tenere presente che sono politicamente scorretto e non salvo nessuno: da quelli con le allergie ai rompiballe delle ordinazioni, passando per il mondo dei camerieri. La penna di Zalone poi è davvero pungente. Io li vedo gli spettatori che si danno di gomito, d’accordo con quello che dico”.
Lei però ama il cibo.
“Ma infatti solo chi lo ama può essere così feroce. Io poi provengo da una famiglia di cuochi, da nonna in giù, perfino i miei nipoti hanno scelto la cucina. Adoro il cibo. E consideri che mia nonna mi svegliava alle sette del mattino chiedendomi se per cena volevo asciutto o in brodo. Solo che si è superata una soglia. In qualsiasi ora della giornata c’è uno che frigge l’uovo in televisione. Ma lo dimostra anche il successo della mia trasmissione. Abbiamo fatto più di cento puntate prima di interrompere cinque anni fa. Eppure ancora oggi è la trasmissione più vista del canale”.
Quale il segreto?
“Raccontare una storia. Che la gente è stanca di vedere ancora una volta come si fa una julienne. La cucina si lega invece alle nostre vite, al territorio, alle radici”.
Più storie, meno spume.
“Assolutamente! Anche se poi il vero segreto era mio padre, perché nella trasmissione io cucinavo con i miei genitori. Lui te la raccontava, prima di concludere con un piatto strepitoso. Ed è quello che ora cerco anche come cliente, dopo aver provato tanti ristoranti stellati. Mi piacciono le trattorie con cinque piatti detti a voce, che se non ti va bene quella è la porta. Sono stanco di chef tutti in fissa con la provenienza dei loro ingredienti, che spendono ore a parlare delle uova di gallina allo stato brado nel bosco”.
Il piatto che le viene meglio?
“La lasagna, che poi noi facciamo con l’ortica per avere un gusto un po’ più forte. Credo racchiuda lo spirito di una terra, non solo l’Emilia ma l’Italia intera. Comunque io mi rilasso cucinando. E a seconda del grado di stress lavorativo, scelgo ricette sempre più complicate”.
Cosa invece non le piace?
“I salumi. Sembra incredibile ma è così. Mi ci hanno ingozzato da bambino. Ora uso la mortadella solo nei tortellini o per il polpettone. Non mi vanno. Come non compro mai un pacco Amazon”.
Parallelismo curioso.
“Spiega la mia indole contadina, ho paura che mi rubino i dati. Mi tengo stretta la carta”.
Eppure anche lei è stato giovane, nella vivacissima Bologna dei primi anni 80.
“Città meravigliosa, dove tutto sembrava collegato. C’erano cose da fare fino all’alba, sempre di alto livello, era incredibile. E noi al Circolo Cesare Pavese di via del Pratello avevamo la fila fuori dalle cinque del pomeriggio. Con magari in fila Umberto Eco, così, giusto per dire l’atmosfera. Poi però ci siamo trasferiti nella Milano da bere, quella vera, mica questa cosa delle gintonerie. Erano gli anni di Drive in, Lupo Solitario, Matrioska, l’unica trasmissione tv censurata da Silvio Berlusconi”.
La foto di lei a fianco di Moana Pozzi nuda ha fatto storia.
“Avevo una palettina in mano con cui cercavo di coprirle le intimità, per così dire. Che tempi. Per registrare una puntata ci mettevamo una settimana, oggi ne fanno 180 in tre giorni. Però è normale che le cose cambino, va bene così. Io ad esempio ero stanco della città e sono tornato a San Giovanni in Persiceto”.
Cibo e teatro.
“Me li tengo stretti. Sul palco ci vado da 43 anni, la gente è sempre contenta di vedermi e io faccio solo quello che mi diverte. Sono pure in pensione da cinque mesi. Anche se la trasmissione su Gambero Rosso ha fatto impazzire un po’ tutti. Ci sono i vip che vogliono venire a cena a casa mia”.
Ma quindi ‘ste lasagne quanto le facciamo alte?
“Posso solo dire che dopo ore di discussioni in un convegno sul tema, mio padre azzardò che la vera lasagna era di sette strati, causando un pandemonio in sala anche per la sua colorita spiegazione. Ma per il resto non posso proprio dirtelo. Bisogna venire a teatro”.