LUCA TAVECCHIO
Economia

A Milano è caos affitti brevi: uno su cinque non è a norma. E le altre province?

Irregolarità su Cin, Scia e dispositivi di sicurezza. Su 25.218 strutture registrate solo 19.900 in regola L’analisi del colosso Rödl & Partner: Bergamo e Cremona le più virtuose

Un adesivo di protesta sopra una keybox Nelle grandi città si stanno moltiplicando le iniziative contro gli affitti brevi

Un adesivo di protesta sopra una keybox Nelle grandi città si stanno moltiplicando le iniziative contro gli affitti brevi

Milano – Una giungla nella quale è ancora difficile fare rispettare le regole. Sono gli affitti turistici, protagonisti negli ultimi anni di un vero e proprio boom, legato alla crescente attrattività di Milano e delle altre città lombarde. Un boom caratterizzato però ancora da un’ingombrante zona d’ombra. A certificarlo è l’analisi dello studio Rödl & Partner, colosso mondiale della consulenza legale e amministrativa: a Milano circa una struttura su cinque è ancora fuorilegge. Da inizio anno - spiega la società - è in vigore il decreto che dispone che qualsiasi unità immobiliare destinata alla locazione turistica debba munirsi del Cin (Codice Identificativo Nazionale), dispositivi di sicurezza e la presentazione al Comune della Scia (Segnalazione Certificato di Inizio Attività). Regole però che non tutti seguono. In Lombardia infatti secondo i dati del Ministero del Turismo, ad oggi, delle 60.456 strutture registrate, 49.508 strutture (82%) sono regolari, mentre il 18% non ha ancora richiesto il codice identificativo. “Nel dettaglio - osserva l’avvocato Gennaro Sposato di Rödl & Partner - a Milano e provincia su 25.218 strutture registrate, i Cin concessi sono 19.900 (79%), descrivendo così, a livello provinciale, il 21% di host fuorilegge”.

A queste, vanno poi aggiunte le strutture abusive non registrate nei sistemi su cui non c’è un dato certo ma “una generica stima e che, come è noto, nel capoluogo lombardo in occasione di eventi internazionali, come la Design Week o la settimana della moda, aumentano significativamente.

Insieme a Milano, anche Lodi è in ritardo sull’applicazione del decreto, mentre Bergamo e Cremona con l’88,5% di strutture registrate sono le province più virtuose. Seguono Brescia (86%), Varese e Monza-Brianza (85%), Pavia e Mantova e Sondrio (83,5%), Lecco (83%) e Como (80%). Chiudono la classifica, come detto, Milano (79%) e Lodi con il 74,5% di strutture adempienti. Intanto gli accertamenti sono in corso, in tutta Italia, dalle grandi città ai piccoli borghi. Per quanti saranno accertati irregolari scattano ora le sanzioni che “per un immobile privo del Cin possono arrivare a 8.000 euro - spiega Sposato - mentre la mancata esposizione è sanzionata con una pena pecuniaria che va da 500 a 5.000 euro. L’assenza di estintori e rilevatori obbligatori è sanzionata con una multa che può arrivare fino a 6.000 euro”.