
Piero Martello
Milano, 4 ottobre 2014 - «Dell'articolo 18 nato con lo Statuto dei lavoratori più di 40 anni fa, oggi non esiste più quasi nulla». Piero Martello, presidente del tribunale del lavoro di Milano, spiega: «Quell’articolo è stato riscritto due anni fa con la legge Fornero. Prima, ad ogni licenziamento illegittimo scattava il reintegro come conseguenza automatica e unica. Dal 2012, invece, l’obbligo di riammissione al lavoro è solo una delle posibilità previste». Possibilità che il Governo vorrebbe ora cancellare. «Non entro nelle discussioni e nelle decisioni politiche - aggiunge il giudice - quelle spettano al Parlamento e all’esecutivo». I dati, allora. A Milano, il secondo tribunale del lavoro più grande d’Italia, nel primo semestre dell’anno sono stati presentati 824 ricorsi in base all’articolo 18 contro licenziamenti decisi dalle aziende. Negli stessi sei mesi del 2013, i ricorsi erano stati 918, un 10 per cento in più. Ancora maggiore in proporzione (600) il numero di quelli depositati nei sei mesi tra luglio e dicembre 2012, subito dopo l’entrata in vigore della riforma Fornero.
In quanti casi il giudice abbia deciso per il reintegro e in quanti solo per un indennizzo economico, questo la statistica ministeriale non sa dire. «Però si può osservare che la nuova formulazione dell’articolo 18 ha prodotto decisioni favorevoli sia al lavoratore che al datore di lavoro. Più o meno a metà: anzi, con un leggera prevalenza a favore delle aziende». L’impressione del presidente Martello, avvalorata dal calo nel numero dei ricorsi, è che quello della riforma dell’articolo 18 sia solo un aspetto del problema. Non il più importante. «Già l’applicazione era limitata sin dall’inizio alle aziende con più di 15 dipendenti, che in Italia sono un 3-4% del totale coinvolgendo circa un 30% della forza lavoro. Ma poi c’è stato il decreto legge Poletti, che ha liberalizzato i contratti a termine con l’auspicio di farne aumentare il numero. E questi contratti sono per definizione esclusi da quelli cui si applica l’articolo 18, il cui ambito di applicazione, perciò, si è ulteriormente ristretto».
Comunque sia, il tribunale del lavoro di Milano si conferma in assoluto il più rapido, in Italia, anche nella trattazione dei ricorsi contro i licenziamenti. Durata media della causa, dall’avvio alla fine della prima fase: 63 giorni, quando la media nazionale è di 93 giorni e altri tribunali importanti impiegano decisamente di più: 92 giorni a Torino, 103 a Palermo, 108 a Roma, 120 a Bologna, 126 a Venezia. Riforma dei licenziamenti a parte, per il giudice Martello esisterebbe un modo per aumentare da subito le tutele dei lavoratori: «Porre maggiore attenzione al lavoro nero. Esiste una fascia ampia di lavoratori totalmente privi di qualunque contratto e tutela. Affrontare il problema andrebbe anche a vantaggio delle imprese che rispettano le regole».
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