
Assegni a vuoto (Newpress)
Milano, 28 agosto 2016 - È proprio vero che le brutte abitudini sono dure a morire. Carte e bancomat stanno progressivamente soppiantando il libretto degli assegni, ma questo non ferma le emissioni di titoli senza copertura. Complici, forse, sono anche leggi troppo morbide, che hanno depenalizzato il reato da penale in amministrativo.
Fino al 1999, infatti, chi staccava un assegno a vuoto rischiava fino a un anno di carcere. Un decreto, però, ha eliminato le manette e al loro posto ha lasciato una semplice sanzione amministrativa che può variare da 516,45 a 12.394,96 euro, a seconda dell’importo dell’assegno. Quando il valore del titolo supera i 50mila euro possono scattare sanzioni accessorie (come l’interdizione dall’attività professionale) e, solo se disattese, allora può arrivare una sanzione penale. In ogni caso è consentito al creditore chiedere l’esecuzione forzata e il pignoramento.
Esistono poi anche casi marginali in cui potrebbe configurarsi il reato di “insolvenza fraudolenta” o di truffa, qualora nel comportamento del debitore vengano messi in atto una serie di comportamenti, di raggiri e artifici volti a dissimulare la propria condizione di incapacità economica. Nel primo trimestre del 2016, Milano è la provincia dove si staccano più assegni scoperti (6.058), dopo Roma (7.405) ma prima di Napoli (1.351). Le più virtuose sono invece Gorizia (1 solo assegno a vuoto), Fermo e Biella (meno di 10). Tra le regioni meno “affidabili’’ spiccano il Lazio (oltre 8mila), la Lombardia (7mila) e la Campania (2.400). Quest’ultima regione, poi, vince la poco gratificante classifica del numero di cambiali protestate (18.758) davanti a Lombardia (17.203) e Lazio (14.840).
In totale, nei primi tre mesi di quest’anno, in Italia sono circolati oltre 300 assegni scoperti al giorno, per un valore totale di 107 milioni di euro. Secondo il registro informatico gestito da Unioncamere-Infocamere, comunque, il fenomeno ha registrato un calo. I 107 milioni sono “solo’’ la metà del valore registrato nello stesso periodo di due anni fa (207 milioni di euro). E il numero degli titoli "cabriolet" è sceso a quasi 28 mila, 10 mila in meno del primo trimestre dell’anno scorso. "L’utilizzo della moneta elettronica sta probabilmente agevolando la riduzione dei titoli protestati, in particolar modo degli assegni", ha sottolineato il presidente di Unioncamere Ivan Lo Bello. "È un percorso di crescita anche culturale molto importante che il nostro Paese sta compiendo e deve continuare a compiere per rendere più efficiente e sicuro il mercato italiano".