
Da sinistra monsignor Vincenzo Paglia Luciano Floridi Alfio Quarteroni e Stefano Rebattoni
Milano – Machine learning , reti neurali artificiali, intelligenza artificiale generativa. "Milano e il tessuto imprenditoriale lombardo possono fare da apripista per le nuove tecnologie", afferma il vicepresidente di Assolombarda con delega a Transizione digitale e Innovazione tecnologica, Stefano Rebattoni. "È il territorio perfetto per pensare a come portare a sistema le ricadute positive perché c’è un piano istituzionale e un’attività fervida dal punto di vista associativo intorno alle quali le aziende fanno rete". L’associazione ha presentato in via Pantano le “linee guida per le imprese sull’approccio all’Ai“, dove approccio suggerisce anche di andare oltre alle potenzialità applicative per interrogarsi sulle sfide etiche intorno a una rivoluzione industriale fatta di informazioni, dove i dati sono destinati a diventare preziosi al pari di materie prime, energia e capitale umano. È il filo rosso che ha guidato una conversazione sulle nuove tecnologie che è anche un monito, "mAi più come prima". Se è vero che indietro non si torna però, intanto bisogna andare avanti.
Negli ultimi cinque anni il mercato dell’Ai in Italia, rivela l’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, è cresciuto del +262% raggiungendo nel 2023 i 760 milioni di euro. Eppure, dati alla mano, il rischio che l’Italia arrivi in ritardo è concreto. Il Desi, l’indice della Commissione europea che misura l’innovazione, rivela che solo il 6% delle aziende italiane usa la nuova tecnologia, contro, ad esempio, l’11% di quelle tedesche e il 24% delle danesi. Va considerato che la media Ue si ferma al’8%, mostrando un ritardo generale nell’Eurozona rispetto ad altre aree come Stati Uniti e Cina, dove, mostra il filosofo e direttore del Digital Ethics Center dell’Università di Yale Luciano Floridi, gli investimenti di venture capital in Ai continuano a crescere.
Tornando alla teoria, il professore svela: "L’Ai non è il matrimonio della storia tra ingegneria e biologia, ma il divorzio tra capacità di agire e intelligenza. Non è vero che abbiamo costruito cose che vanno nel mondo per fare qualcosa al posto nostro, ma stiamo trasformando l’ambiente a misura di AI. Costruiamo il campo di fragole a misura della robotica: l’AI è una branca dell’ingegneria, non delle scienze cognitive e non bisogna chiedersi se è intelligente o no, ma se funziona. La sfida fondamentale non è più quella dell’innovazione ma della governance. Cosa ci facciamo?".
Una domanda che monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita, definisce "gigantesca". "Possiamo creare “miracoli“ o disastri. I dati possono avere il potere di vita e di morte, ma non dimentichiamo che l’algoritmo è un prodotto dell’uomo. Il primo punto, che Papa Francesco ha portato al G7, è che gli algoritmi devono essere sempre verificabili. Il secondo è l’educazione, il terzo l’aspetto giuridico". Su questi interrogativi e con la volontà di coinvolgere tutti, sul tema delle nuove competenze nel mondo del lavoro del domani, nasce la dispensa di Assolombarda per le imprese, con casi d’uso e progettualità su misura per, conclude Rebattoni, "governare questa opportunità, evitare di esserne solo spettatori e costruire così una tecnologia che non lasci indietro nessuno".