Una dipendente part-time, madre di tre figli minori in una famiglia monoreddito, licenziata dalla sede di Paderno Dugnano (Milano) della Atlas Copco Blm che ha circa 120 addetti ed è specializzata in strumenti e software per il controllo di qualità. Questo il motivo dello sciopero «in massa» - spiega la Fiom-Cgil - attuato questa mattina dai lavoratori.
La multinazionale svedese ha sedi in molti Paesi e oltre 49.000 dipendenti ricorda il sindacato che denuncia come sul sito dell'azienda si legga «Abbiamo una lunga tradizione di sostenibilità nelle nostra attività. Ciò significa che facciamo tutto il possibile per creare valore duraturo salvaguardando le persone, i profitti e il pianeta» mentre «tra questa frase e la realtà ci sia uno scarto abissale».
«Giusto per salvaguardare le persone» la società «venerdì 7 aprile ha augurato Buona Pasqua a una lavoratrice consegnandole un preavviso di licenziamento e allontanandola immediatamente dall'ufficio; motivo dell'annunciato licenziamento: una riorganizzazione aziendale. Una riorganizzazione secondo la quale una lavoratrice part time, monoreddito e con tre figlie minori a carico è di troppo».
Dipendenti e Fiom-Cgil dopo un'assemblea hanno deciso lo sciopero e chiedono il ritiro del suo licenziamento. «Questa mattina, in un meeting prima dello sciopero - conclude l'organizzazione dei metalmeccanici - l'azienda ha mostrato ai lavoratori una slide sulla riorganizzazione in cui tra le altre cose si legge: 'Questa decisione - di licenziare una lavoratrice (ndr) - è stata molto difficile ma estremamente importante per la nostra attività e la nostra azienda nel lungo periodo. Tutte le persone impattate da questa riorganizzazione saranno supportate da Atlas Copco nel miglior modo possibile». «Della serie: oltre al danno la beffa. Un motivo in più per scioperare», il commento