
Sciopero alla Decathlon, un presidio silenzioso con un centinaio di addetti senza cori: uno striscione appeso al cancello racconta tutte le difficoltà vissute dai dipendenti
Basiano (Milano) – Un presidio silenzioso con un centinaio di addetti senza cori, né slogan “per sottolineare che davanti ad alcune condotte dell’azienda non ci sono più parole”, spiega Alice Romano della Filcams-Cgil. Ieri, sciopero di otto ore nel magazzino logistico Decathlon a Basiano, al centro della protesta “salari, precari, disagio e stress: difficile lavorare in questo clima”, sottolinea la sindacalista. Uno striscione appeso al cancello racconta tutte le difficoltà vissute dai dipendenti: “Quindi abbiamo urlato forte ma il nostro disagio l’avete fatto cadere nel vuoto”.
“In un periodo già molto teso, vista la difficoltà a ottenere un contratto integrativo, si è aggiunta una forte pressione, che si è tradotta in un clima all’interno del deposito a tratti invivibile - sottolinea Romano -. Lettere di contestazione immotivate, colloqui individuali, in due casi è dovuto intervenire il medico”. “Siamo oltre le normali dinamiche di relazione gerarchica - aggiunge Roberto Ciccarelli della Uiltucs-Uil -. Abbiamo chiesto alla proprietà di devolvere la giornata di sciopero alla famiglia di un dipendente scomparso di recente”.
La situazione si somma a problemi che si trascinano da anni nel polo dell’hinterland che serve i negozi del Nord Italia, “dove il 30% degli oltre 400 addetti è precario - ricordano le sigle -. Ne chiediamo, senza ottenere risposta, la stabilizzazione da tempo”. Stessa situazione per i turni che il personale vorrebbe soprattutto “per riuscire a conciliare professione e vita familiare”. “Le nostre proposte, tutte molto concrete, sono rimaste lettera morta”.
Fra i nodi da sciogliere, “anche i tanti, troppi part-time involontari, imposti cioè a chi sarebbe disposto a lavorare a tempo pieno, ma i francesi preferiscono frammentare per assicurarsi la massima flessibilità. Una strategia consolidata”. Fra le cose che non vanno c’è anche “il divieto di mettersi in ferie in determinati periodi dell’anno, come a dicembre”. Succede anche per le pause, “e poi i ritmi sono troppo veloci e a rimetterci è la sicurezza. Per trattare sempre più colli si rischiano pericolosi strappi alla procedura che invece garantiscono l’integrità fisica. I dipendenti sono valutati proprio in base alla velocità e anche questo è assolutamente sbagliato. Su questo parametro possono vedersi ampliato l’orario”.