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Chiara Ferragni e il caso uova di Pasqua, le società dell’influencer: “Verseremo 1,2 milioni di euro a I Bambini delle Fate”

L'Antitrust ha concluso l'istruttoria. Le società si impegnano a separare nettamente in futuro attività commerciali e benefiche. Soddisfazione dal Codacons

Chiara Ferragni posa con le uova di Pasqua di Giochi Preziosi in una immagine pubblicata sul profilo Instagram di Giochi Preziosi

Chiara Ferragni posa con le uova di Pasqua di Giochi Preziosi in una immagine pubblicata sul profilo Instagram di Giochi Preziosi

Milano, 5 luglio 2024 – L’Antitrust ha concluso l’istruttoria aperta lo scorso gennaio sulla diffusione delle comunicazioni commerciali con cui sono state pubblicizzate le uova “griffate Ferragni” durante le festività pasquali 2021 e 2022. Il procedimento era stato avviato nei confronti delle società Fenice, TBS Crew e Sisterhood (titolari di marchi e diritti relativi alla personalità di Chiara Ferragni) e di Cerealitalia Industrie Dolciarie (titolare del marchio ‘Dolci Preziosi’); alla vendita dei dolci era associata un’iniziativa benefica a favore dell’impresa sociale “I Bambini delle Fate”.

L’Autorità intendeva verificare se le informazioni potessero indurre i consumatori a ritenere che, acquistando le uova griffate, avrebbero sostenuto l’impresa sociale. Tutte le società hanno presentato impegni che sono stati valutati positivamente e resi vincolanti dall’Antitrust.

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L'impegno più rilevante prevede che siano devoluti a ‘I Bambini delle Fate’, nell'arco di tre esercizi finanziari, almeno 1,3 milioni (ovvero il 5% dei rispettivi utili distribuibili, con un minimo complessivo di 1,2 milioni per il triennio, da parte delle società Fenice e Tbs; 100.000 euro da parte di Cerealitalia). Si tratta di una misura idonea a ristorare i consumatori che, acquistando il prodotto, volevano fornire un contributo economico a ‘I Bambini delle Fate’.

L'Autorità verificherà la piena e corretta attuazione degli impegni da parte delle società, e in caso di inottemperanza, oltre a riaprire il procedimento, potrà applicare una sanzione amministrativa pecuniaria fino a 10.000.000 euro nonché, qualora l’inottemperanza sia reiterata, disporre la sospensione dell'attività di impresa per un periodo non superiore a trenta giorni.

Le due società che fanno capo a Chiara Ferragni nel comunicato con cui danno esito del procedimento davanti all’Antitrust spiegano che “in riferimento all’attività di comunicazione relativa a iniziative benefiche, le Società hanno deciso di separare nettamente le attività commerciali da quelle benefiche, impegnandosi ad astenersi dallo svolgimento di operazioni in cui attività commerciali siano connesse ad attività benefiche e, con specifico riferimento a queste ultime, a darne illustrazione in apposita sezione dei rispettivi siti web di prossima creazione”.

Inoltre, “la presentazione e formulazione degli impegni è stata vista come occasione sia per un’evoluzione interna alle aziende sia per individuare un 'modello di comportamento' che possa fungere da benchmark per l’intero settore dell’influencer marketing". Infine, “le società si sono impegnate all’adozione di un’autoregolamentazione interna relativa alle attività di comunicazione e marketing, anche ispirata alle più recenti best practice in materia, munita di presidi che ne garantiscano l`enforcement e accompagnata dall’organizzazione di training periodici a beneficio dei dipendenti”. 

Il Codacons

Il Codacons “esprime soddisfazione per la chiusura del caso relativo alle uova di Pasqua che vedeva coinvolta Chiara Ferragni e che aveva portato l'Antitrust ad aprire una istruttoria a seguito di esposto presentato dall'associazione”. Lo si legge in una nota che ricorda come “siano state proprio le denunce del Codacons a portare prima alla sanzione milionaria sul pandoro-gate, e poi all'istruttoria sulle uova di Pasqua griffate Ferragni”. “Si conclude con successo l'operazione trasparenza avviata dal Codacons già nel 2020 per tutelare i cittadini della operazioni di beneficenza opache o ingannevoli - spiega il presidente Carlo Rienzi - Riteniamo corretta la decisione dell'Antitrust di sostituire le sanzioni con donazioni in favore dei soggetti più bisognosi, ma la cosa più importante è che finalmente si blocca l'assurdo connubio tra beneficenza e vendite di prodotti, considerato che le società di Chiara Ferragni si sono inoltre impegnate a separare in modo netto e permanente le attività con finalità commerciali da quelle con finalità benefiche”, conclude Rienzi.