ANDREA GIANNI
Economia

Milano, crisi delle big tech. Dopo il caso Meta si apre il fronte Salesforce

Il colosso Usa dell’e-commerce mette sul tavolo 35 esuberi in Italia. Dimagrimenti del personale a cascata: "I lavoratori non sono oggetti"

Marc Benioff, fondatore Salesforce

Marc Benioff, fondatore Salesforce

Milano, 10 febbraio 2023 - ​I piani di tagli del personale avviati a cascata dalle big tech dall’altra parte del globo tornano a colpire l’occupazione a Milano. Dopo il caso Meta-Facebook, che al termine di una lunga vertenza ha raggiunto un accordo con i sindacati riducendo a 12 gli esuberi nel quartiere generale in Missori, ad aprire una procedura di licenziamento collettivo in Italia questa volta è Salesforce, un colosso statunitense dei servizi per l’e-commerce che fra Milano e Roma conta circa 580 dipendenti. Il taglio annunciato è di 35 posti di lavoro, fra il capoluogo lombardo (la sede è in pieno centro, in Galleria Passarella 2) e la capitale: numeri che i sindacati, in attesa della convocazione del primo incontro con l’azienda, puntano a ridurre attraverso una trattativa. Anche Salesforce è una realtà cresciuta negli anni della pandemia, con il boom dell’e-commerce che ha spinto diverse aziende a innovare le modalità di vendita, “gonfiando“ gli organici. La società, che a gennaio 2022 contava su più di 73mila dipendenti nel mondo, ha annunciato negli Stati Uniti un piano di ristrutturazione che prevede il taglio del 10% della forza lavoro, oltre a un ridimensionamento delle sedi.

"Con l’accelerazione delle nostre entrate durante la pandemia, abbiamo assunto troppe persone che hanno portato alla crisi economica che stiamo affrontando, e me ne assumo la responsabilità", ha spiegato in una lettera ai dipendenti riportata dai media statunitensi il fondatore della società, Marc Benioff. Il piano di dimagrimento degli organici si tradurrebbe quindi in 35 esuberi in Italia, che riguardano diverse figure professionali, in alcuni casi con competenze nel campo dell’informatica spendibili nel mercato del lavoro. "Queste aziende non sono in perdita – spiega uno dei sindacalisti che si occuperà della vertenza Salesforce – e stanno mettendo in campo tagli che seguono sempre lo stesso schema. Noi vogliamo porre un argine perché i lavoratori non si possono trattare come oggetti, assumendoli e licenziandoli da un giorno all’altro".

Un copione che si ripete per quasi tutte le big tech che in questi anni hanno investito su Milano, aprendo sedi avveniristiche e inaugurando un modello di lavoro iperflessibile, con smart working spinto e zero sindacati. Sindacati che ora, oltre alle procedure già aperte, stanno monitorando i possibili impatti sull’Italia dei piani di tagli del personale varati da altri colossi tecnologici. La svedese Spotify, leader nel mercato dello streaming musicale che ha da poco inaugurato la nuova sede milanese in zona Porta Nuovo, darà l’addio a circa 600 dipendenti nel mondo. Potrebbe ricadere anche sull’Italia, dove lavorano circa 400 dipendenti, la maggior parte nel quartier generale milanese in via Federico Confalonieri, il taglio di 12mila posti di lavoro annunciato da Google, preceduto da un piano analogo varato da Microsoft. Amazon durante gli ultimi incontri con i sindacati avrebbe speso parole rassicuranti. Licenziamenti nel mondo ma, almeno per ora, non in Italia. Intanto alla lista si è aggiunta anche Zoom, la piattaforma per meeting online che ha conosciuto un boom durante la pandemia.