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Settantamila giovani disoccupati. Però uno su dieci rifiuta 2mila euro

Un progetto del Comune rivolto ai «Neet»: 21 nuovi corsi per rimettersi in gioco di LUCA SALVI

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Milano, 8 gennaio 2016 - A Milano c’è una popolazione numerosa tanto quanto quella di Pavia che dal mattino alla sera non fa nulla. Settantamila giovani disoccupati, in tutti i sensi, per scelta o per forza. Perché la crisi ha frenato l’occupazione ma a volte è la stessa forza lavoro a non darsi da fare se, secondo una indagine dell’Università Statale, un negozio su dieci in centro e nelle zone più «in» della città non trova forza da lavoro. «Posti da 1500-2000 euro considerati dai ventenni di “serie B’’», spiegano i ricercatori.

Si chiamano «Neet»: «Not (engaged) in Education, Employment or Training», ovvero i giovani tra i 18 e i 35 anni «non impegnati nello studio, nel lavoro, né nella formazione». Il fenomeno è in ebollizione se ieri l’assessore alle politiche giovanili del Comune, Cristina Tajani, ha ricordato che l’Italia è il «Paese d’Europa in cui il fenomeno risulta più diffuso. I Neet dal 2008 al 2015 sono passati da 1,8 a quasi 2,4 milioni, oggi in Lombardia se ne contano 260mila di cui circa 70mila a Milano». Meglio di altre regioni d’Italia, ma superiore al 17% della popolazione under 35.

«Ragazzi con un basso titolo di studio e alle spalle fenomeni di abbandono scolastico», ma anche un 10% dei neolaureati, è l’identikit tracciato ieri dall’assessore che ha presentato 21 nuovi corsi finanziati con uno stanziamento di 400mila euro rivolti proprio a 320 «Neet» per rimettersi in gioco. Corsi che spaziano dal catering alla grafica e al web design, dallo sviluppo di app all’autocostruzione di stampanti 3d fino al video storytelling. Rivolti anche ai lavoratori precari (iscrizioni aperte su migeneration.it). Il progetto gode di diversi partner come il consorzi Sir e Sis che attiveranno percorsi di auto imprenditoria sui percorsi regionali di Garanzia Giovani e le università che monitoreranno e valuteranno il progetto.

Ma dal mondo universitario giunge un allarme: non sono solo i posti di lavoro a mancare. Negli esercizi commerciali e turistici del centro, di Porta Venezia e Porta Romana manca la risposta proprio dei Neet. Uno su dieci tra bar, negozi di abbigliamento e pasticcerie lamenta la mancanza «di forze fresche e competenti». L’indagine è stata condotta da due professori del dipartimento di Diritto privato e storia del diritto dell’Università Statale di Milano, Lucio Imberti e Maria Teresa Carinci, su un target di 250 esercizi delle zone più «in» di Milano afferenti al settore del commercio e del turismo. Gli esercenti hanno difficoltà a trovare nuove figure professionali. I giovani si rifiutano. Secondo i ricercatori, i giovani le ritengono «occupazioni «di serie B». Alla faccia della crisi. luca.salvi@ilgiorno.net