ANDREA GIANNI
Economia

Frutta e verdura: i prezzi triplicano dalla campagna ai supermercati

Speculazioni lungo la filiera, la Gdo detta le regole e tanti agricoltori sono costretti a lavorare in perdita. Solo a Milano in bilico cento aziende: resiste il ’km 0‘

Frutta e verdura: i prezzi triplicano dalla campagna ai supermercati

Milano - Un chilo di uva da tavola viene pagato 0,42 euro all’agricoltore che la produce. E il prezzo lievita fino a 3 euro al chilo quando il prodotto della terra arriva sugli scaffali dei supermercati: un aumento, dall’azienda agricola fino al consumatore finale, del 574%. Le mele golden passano dagli 0,43 euro al chilo al campo ai 2,33 euro/kg al consumo, che si traduce in un +442%. Stessa musica per tutti gli altri prodotti ortofrutticoli, con ritocchi verso l’alto lungo tutta la filiera e speculazioni che fanno tre vittime. Gli agricoltori - reduci dalla grande siccità estiva e costretti a vendere la merce a prezzi imposti dal mercato che non consentono di coprire i costi di produzione sempre più alti - i consumatori nella morsa dei rincari e i lavoratori dell’agricoltura, costretti ad accettare paghe sempre più basse. Un cortocircuito che sta mettendo in ginocchio anche le aziende agricole della Città metropolitana di Milano. Solo sul territorio di Milano sono un centinaio quelle attive, con una superficie agricola utilizzata di 2.910 ettari. "Il canale distributivo prevalente è quello della Grande distribuzione organizzata – si legge nell’ultimo report sul settore pubblicato sul sito internet del Comune di Milano – anche se la vendita diretta è comparsa in maniera decisa come fenomeno di attualità".

Si coltivano principalmente prodotti grezzi come riso e mais, ma ha messo piede negli ultimi anni anche una fiorente produzione cittadina di frutta e verdura grazie anche alla diffusione dei mercati per la vendita diretta al consumatore. Il “chilometro zero“ regge meglio l’impatto, mentre chi vende alla grande distribuzione organizzata resta in balìa di prezzi impazziti e imposti con la formula prendere o lasciare. Secondo un’indagine di Cia-Agricoltori Italiani, lievita del 300% il prezzo medio di frutta e verdura nel percorso dal campo allo scaffale. L’inflazione al galoppo sta creando forti squilibri lungo la filiera dei prodotti agricoli freschi, mentre le famiglie negli ultimi mesi hanno ridotto del 10% i consumi, a causa della perdita di potere d’acquisto. "Ma è anche allarme deflazione per gli agricoltori – si legge nella ricerca – che si vedono riconosciuti prezzi troppo bassi rispetto ai forti aumenti dei costi di produzione". Oltre alla già citata uva e alle mele golden, la melanzana tonda passa da 0,86 euro/kg al campo a 3,43 euro sullo scaffale: +299%. Seguono le pere williams (+293%), i finocchi (+280%), la lattuga romana (+263%), i cavolfiori (+155%) e la zucchina scura (+125%), che arriva sullo scaffale a 3,55 euro/kg partendo dagli 1,58 euro dell’azienda agricola.

Nella catena del valore alimentare a perdere sono, dunque, sempre gli agricoltori. "Sarà sempre più difficile per i produttori continuare a coltivare la propria terra – prosegue l’associazione – solo per remunerare i costi di trasporto e distribuzione viene destinato il 41% del prezzo pagato dal consumatore finale. Per riequilibrare la catena del valore e potenziare il mercato interno, occorrono dunque una maggiore aggregazione fra produttori e un “patto di sistema” più equo". Agricoltori pagati sempre di meno e con costi sulle spalle sempre maggiori, a causa dell’aumento dei costi dei fertilizzanti, dell’elettricità e delle attrezzature necessarie per la coltivazione. In questo contesto si inserisce anche il calo dei consumi, fotografato da una ricerca Coldiretti. Con l’aumento dell’inflazione e delle bollette più di un italiano su due, il 51%, taglia la spesa nel carrello a causa della crescita record dei prezzi che ha ridotto il potere d’acquisto dei cittadini con un effetto a valanga sull’intera filiera agroalimentare Il 18% dei consumatori per effetto dell’inflazione rilevata dall’Istat dichiara di aver ridotto la qualità degli acquisti, orientandosi verso prodotti low cost per poter ad arrivare a fine mese, mentre solo il 31% è riuscito a non modificare le abitudini di spesa. Nelle campagne – denuncia la Coldiretti – un terzo delle aziende agricole sta lavorando in perdita a causa di rincari dei costi che vanno dal +250% dei concimi al +95% dei mangimi al +110% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Il risultato è un aggravio medio di oltre 17mila euro per azienda, mentre crolla il valore aggiunto (-42%). Focalizzando lo sguardo sul territorio lombardo, dai numeri emerge la posta in gioco. Sono circa 137mila le persone che ruotano attorno al sistema, fra titolari di aziende e dipendenti. In bilico ci sono oltre 50mila aziende agricole, il 3% del totale nazionale.