NICOLA PALMA
Economia

Milano, la guerra delle multinazionali dei cavi: cause e sgambetti agli italiani, maxi multa agli svedesi

Milano, la Roxtec di Stoccolma (sede a Cernusco) contro gli emergenti del gruppo Wallmax. "Attacchiamoli in India": una mail svela la strategia. Sanzione da 15 milioni dall’Antitrust

Il sistema di isolamento dei cavi delle due aziende è utile in diversi settori: cantieri, infrastrutture, comunicazioni e ferrovie

“We decided to attack them there". Forse basta questa frase ("Abbiamo deciso di attaccarli lì"), contenuta in una mail del 23 novembre 2015 e legata a una causa intentata in India, a spiegare la strategia che Roxtec ha adottato per impedire ai rivali di Wallmax, azienda italiana con quartier generale a Milano, di conquistare clienti nel mercato dei sistemi di sigillatura di cavi e tubi. Una strategia che per l’Antitrust ha generato un vero e proprio "abuso di posizione dominante" da parte del colosso svedese, che grazie all’invenzione del sistema "Multidiameter" è riuscito per anni a garantirsi una condizione di quasi monopolio nella fornitura di tecnologia a ditte specializzate in telecomunicazioni mobili (Fastweb e Tim), cantieristica navale (Fincantieri su tutti) e infrastrutture ferroviarie.

Una strategia che ora rischia di costare carissima alla casa madre Roxtec AB e alla filiale lombarda di Cernusco sul Naviglio Roxtec Italia srl, condannate in solido dall’Authority a pagare una sanzione amministrativa di 15,1 milioni di euro. Il motivo? Per l’organismo presieduto da Roberto Rustichelli, che ha dedicato al caso una lunghissima istruttoria, Roxtec, che dal canto suo ha sempre respinto tutte le accuse, ha messo in atto una serie di azioni per impedire a Wallmax di diventare un concorrente temibile nel campo dei sigillanti "modulari". Come? Almeno in due modi. Il primo: tra il 2015 e il 2017, l’azienda scandinava ha avviato sei azioni legali nei confronti di Wallmax, partendo non a caso dalla Corte di New Delhi in India (dove la ditta milanese ha sempre avuto gli stabilimenti produttivi) e proseguendo al Tribunale di Amburgo (per impedire all’azienda di partecipare alla Fiera di Norimberga), al Tribunale delle imprese di Milano e alla Corte distrettuale di Houston.

Tutte cause, a giudizio dell’Antitrust, intentate non con l’obiettivo di fronteggiare la presunta concorrenza sleale di Wallmax, bensì con l’unico scopo di "indebolire la concorrente sotto il duplice aspetto delle risorse finanziarie per le spese legali, sottratte alla crescita, e dello screditamento nei confronti dei clienti".

Non basta: sempre nel 2015, quando Wallmax ha iniziato a essere percepita come una minaccia concreta ( "Serious stuff" ), Roxtec ha depositato sei richieste di registrazioni di marchi all’Ufficio Ue della proprietà intellettuale (Euipo), tutte riguardanti il cosiddetto "disegno a occhio di bue" del sistema passacavi. Tuttavia, quelle istanze, come poi chiarito prima dalla Commissione Ricorso dell’Euipo e poi dal Tribunale dell’Ue, non erano altro che il tentativo di proteggere la propria tecnologia non più tutelata dalla copertura del brevetto (scaduto nel 2010), "avvalendosi impropriamente del diritto dei marchi".

Per Wallmax, gli avversari hanno tentato, "nel contesto di una situazione che riecheggia la vicenda di Davide contro Golia, di esporci a costi esorbitanti per la difesa dei nostri legittimi interessi e dunque di ottenere, per tal via, la nostra resa". Una tesi condivisa in toto dall’Authority.