LUCA BALZAROTTI
Economia

I dazi rischiano di frenare l’export. Così sono a rischio anche le compravendite di capannoni

Nell’ultimo anno in Lombardia si sono registrate 4.565 compravendite di aree destinate alla produzione, 400 in più del 2023. L’esperto: ora l’effetto Usa ritarda gli investimenti. E i tassi sono un rebus

I dazi frenano l’export. Anche gli investimenti immobiliari per aumentare la produzione sono a rischio

I dazi frenano l’export. Anche gli investimenti immobiliari per aumentare la produzione sono a rischio

Milano – Più capannoni, più negozi e qualche ufficio in più. Nell’ultimo anno il mercato del mattone delle imprese lombarde è cresciuto in tutti i settori, in particolare in quello degli immobili destinati a stoccaggio e produzione. L’Ufficio Studi Tecnocasa, che ha elaborato i dati forniti dall’Agenzia delle entrate, conta 4.565 compravendite di aree destinate alla produzione: i capannoni. Nel 2023 furono circa 400 in meno. Anche il commercio, nonostante qualche difficoltà in più rispetto al manifatturiero, ha speso: 8.451 compravendite (8.101 nel 2023). L’ultimo anno ha visto persino qualche ufficio in più dopo lo svuotamento subìto dal ricorso massiccio allo smartworking negli anni dell’emergenza Covid e in quelli immediatamente successivi: 3.295 compravendite, in linea con il 2023 (3.289).

Il rischio dei dazi

“Tutto questo rischia di fermarsi”, avverte Andrea Monticini, professore di econometria finanziaria dell’Università Cattolica. “L’incertezza legata alla durata dei dazi frena”. La maggior parte di chi nell’ultimo anno ha acquistato nuovi spazi in previsione di crescite di ordini e di produzioni “si basa molto sull’export”. “Una buona fetta – spiega Monticini – lavora per vendere direttamente nei mercati statunitensi o realizza componentistica per realtà che poi vendono negli Usa. Sono imprese che si chiedono cosa accadrà con i dazi. Noi immaginiamo che non arrivino all’estate, ma nessuno lo sa. E senza incertezze si fermano gli investimenti”. Il rischio di vedere scatole vuote, ovvero capannoni acquistati per accelerare la produzione fermi, è concreto. “L’effetto minimo che possiamo attenderci è che questa situazione stabilizzi i mercati e che gli affari vengano solo rimandati di qualche tempo – dichiara l’esperto della Cattolica –. Se, tuttavia, l’incertezza dovesse rimanere ancora per settimane può produrre recessione. Uno scenario di dazi e protezionismo non incide negativamente solo su chi esporta ma anche sull’industria che lavora per il mercato domestico: la ripercussione di un’eventuale crescita della disoccupazione va a colpire tutti. L’effetto si vedrà proprio sui capannoni produttivi, il tratto finale che dà avvio al percorso economico virtuoso”.

Le conseguenze sui tassi di interesse

L’effetto dazi non risparmierà anche i tassi di interesse e di conseguenza i finanziamenti sottoscritti dalle imprese per gli investimenti immobiliari. “L’andamento oscilla: due giorni fa i tassi erano diminuiti, oggi sono risaliti: c’è forte incertezza sull’andamento del tasso a 5 e a 10 anni – osserva Monticini –. Se dazi e protezionismo proseguiranno anche noi assisteremo al ritorno di una crescita dell’inflazione”.