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Lunga fila di persone bisognose per la distribuzione di alimenti al Pane Quotidiano di viale Toscana a Milano
MILANO – Sergio Morello, a 63 anni, trascorre le notti sulle strade di Milano, con le squadre che fanno funzionare il bike sharing. Felice Rocco e Agnese Sailis fanno parte dell’esercito di addetti ai servizi nelle strutture sanitarie, nella catena degli appalti. Ermes Murgia è un autista dei bus Atm, Pietro Domenico Scalzo accoglie i visitatori della Biblioteca Braidense. Storie che hanno in comune stipendi da 850 a 1500 euro al mese, in ogni caso inadeguati rispetto al costo della vita di Milano. Turni spezzati, contratti part time, orari notturni o domenicali, battaglie sindacali per strappare piccoli passi avanti, una sfida mese dopo mese per far quadrare i conti tra affitto, spese essenziali e bollette schizzate verso l’alto. Una battaglia per “sopravvivere a Milano”.
Un’emergenza fotografata dai dati sul tavolo dei sindacati: solo l’affitto assorbe in media il 50% del salario mensile. Il 70 % degli under 35 che vive in una casa di proprietà ha ricevuto supporto economico dai genitori. La retribuzione media giornaliera nel settore privato a Milano spazia dai 77 euro di un operaio fino ai 116 euro di un impiegato, arrivando a 620 euro per un dirigente. Una media di 133 euro, più alta rispetto ai 96 euro del dato nazionale. Nel pubblico impiego, invece, le condizioni milanesi si allineano a quelle italiane, con una retribuzione media giornaliera di 125 euro. Sul gradino più basso la scuola (95 euro), per arrivare ai 170 euro delle amministrazioni centrali.
Paghe che non hanno tenuto il passo con l’inflazione, mentre aumenta la quota di persone costretta a tagliare su spese essenziali o sulle cure mediche. “Stiamo attraversando una tempesta perfetta a livello economico, con indicatori che richiamano la crisi del 2008 – evidenzia il segretario generale della Cgil di Milano Luca Stanzione –. Ai fattori che incidono non solo sul costo della vita ma anche sui salari bisogna aggiungere un preciso disegno politico di smantellamento del welfare pubblico”.
Il segretario generale della Uil Lombardia, Enrico Vizza, rilancia la proposta di un “piano casa per i lavoratori” e “il rinnovo di contratti di lavoro dignitosi che recuperino l’inflazione” offrendo una boccata d’ossigeno. “Davanti a 650 mila famiglie in Italia che aspettano l’assegnazione di una casa di edilizia pubblica abbiamo migliaia di immobili sfitti – prosegue –. Servono con urgenza misure e interventi strutturali”.
Le offerte di lavoro non mancano, ma le paghe offerte sono spesso sotto la soglia di sopravvivenza, come ad esempio Ral di 21mila euro per lavorare full time in un ristorante di fresca apertura. E non si arresta la fuga dagli uffici pubblici, con concorsi che vanno deserti.
“Il costo della vita – sottolinea il segretario generale della Cisl di Milano Giovanni Abimelech – è il problema dei problemi, come ha evidenziato una ricerca fra i nostri iscritti. Oggi anche chi ha un contratto stabile non può permettersi di abitare qui. Per questo non si trovano autisti, insegnanti, infermieri, camerieri, addetti alle pulizie, operai e tante altre figure fondamentali. Occorre rinnovare i contratti nazionali di lavoro e potenziare la contrattazione decentrata, recuperare i migliaia di appartamenti vuoti, di proprietà del Comune e di Aler, per metterli a disposizione di chi lavora. È possibile farlo, ma ci vuole la volontà politica”.