Milano – Il calo delle nuove assunzioni indica che l’economia milanese e lombarda sta rallentando. E, altra dinamica preoccupante, è il forte aumento dei contratti intermittenti (+6,25%), legati a forme di lavoro estremamente precarie. Meno contratti stabili, sostituiti da forme a termine e con poche tutele. Una fotografia scattata dall’ultima elaborazione della Uil Lombardia su dati Inps, che si è concentrata sul primo semestre dell’anno messo a confronto con lo stesso periodo dell’anno scorso. Da un lato diminuiscono le nuove assunzioni (-1,85% rispetto al 2023), dall’altro aumentano le cessazioni (+0,82%): resta un saldo positivo complessivo che, però, nasconde una forte precarizzazione e un turnover sempre più accentuato. “Un segnale chiaro di una possibile frenata economica – spiega il segretario Uil Lombardia Salvatore Monteduro – che richiede interventi immediati per invertire questa tendenza negativa. I numeri ci dicono che ci troviamo di fronte a meno stabilità e a più precarietà nonostante il Governo dica ben altro. Le tipologie dei contatti mostrano una chiara tendenza verso rapporti di lavoro meno stabili”.
I contratti a tempo indeterminato sono calati del 3,85%, quelli di apprendistato del 16,1%, quelli in somministrazione del 3,8%, mentre i contratti intermittenti aumentano del +6,25%. Un crescita accentuata, quindi, di forme di lavoro precario. “Per evitare che questa tendenza si aggravi – prosegue Monteduro – è necessario intervenire con decisione, investendo sul lavoro stabile e di qualità. Si deve pensare a incentivi alla stabilizzazione, magari attraverso premi per le imprese che trasformano contratti a termine in indeterminati ma che non procedono a licenziamenti, a un rilancio dell’apprendistato con una formazione di qualità per garantire percorsi stabili ai giovani, a una contrattazione collettiva inclusiva attraverso accordi che valorizzino la qualità occupazionale e a una formazione continua”.
Numeri che si riflettono in crisi aziendali, licenziamenti, crescita della cassa integrazione e un Natale che sarà all’insegna dell’incertezza e delle proteste in diverse realtà produttive. Si fa sentire anche su Milano la crisi dei centri commerciali Coin, con 1500 posti di lavoro in bilico in tutta Italia. Filcams-Cgil e Uiltucs hanno dichiarato 18 ore di sciopero, denunciando “l’incertezza sulle trattative in corso, utili a conseguire un piano commerciale che non direzioni l’azienda al fallimento” e quindi al licenziamento dei lavoratori. È solo l’ultima crisi scoppiata nel settore del commercio e della grande distribuzione. Un altro fronte aperto riguarda la multinazionale della logistica Dhl, dove la Filt-Cgil di Milano è pronta a proclamare lo sciopero per una situazione che si è si è creata in particolare nella sede di Peschiera Borromeo.
Il sindacato contesta la “decisione unilaterale dell’azienda di ridurre lo smart working dal 50% al 40%” che “rappresenta non solo un arretramento nei diritti del personale, ma anche un palese mancato rispetto delle relazioni industriali”. Per questo è stato aperto lo stato di agitazione, con il blocco degli straordinari in tutte le sedi coinvolte. “Lo smart working è uno strumento fondamentale per garantire un equilibrio tra tempi di vita e di lavoro – spiega la Filt-Cgil – obiettivo prioritario per chi lavora e per un sistema produttivo moderno”. Nei giorni scorsi hanno scioperato anche i dipendenti Brt, contro “una costante riduzione del personale mediante il mancato rinnovo dei contratti a termine e la mancata sostituzione del personale dimissionario – spiega la Filt – arrivando in questo modo a “tagli” del personale che raggiunge picchi del 30% in alcune filiali”.