ANDREA GIANNI
Economia

Lavoro, Natale di crisi. Da Coin alla logistica: crescono solamente i contratti più precari

L’analisi della Uil: calano le assunzioni, l’economia lombarda rallenta. Il 2024 si chiude fra le proteste. Dhl, rivolta contro il taglio dello smart working

Una manifestazione per chiedere diritti sul lavoro

Una manifestazione per chiedere diritti sul lavoro

Milano – Il calo delle nuove assunzioni indica che l’economia milanese e lombarda sta rallentando. E, altra dinamica preoccupante, è il forte aumento dei contratti intermittenti (+6,25%), legati a forme di lavoro estremamente precarie. Meno contratti stabili, sostituiti da forme a termine e con poche tutele. Una fotografia scattata dall’ultima elaborazione della Uil Lombardia su dati Inps, che si è concentrata sul primo semestre dell’anno messo a confronto con lo stesso periodo dell’anno scorso. Da un lato diminuiscono le nuove assunzioni (-1,85% rispetto al 2023), dall’altro aumentano le cessazioni (+0,82%): resta un saldo positivo complessivo che, però, nasconde una forte precarizzazione e un turnover sempre più accentuato. “Un segnale chiaro di una possibile frenata economica – spiega il segretario Uil Lombardia Salvatore Monteduro – che richiede interventi immediati per invertire questa tendenza negativa. I numeri ci dicono che ci troviamo di fronte a meno stabilità e a più precarietà nonostante il Governo dica ben altro. Le tipologie dei contatti mostrano una chiara tendenza verso rapporti di lavoro meno stabili”.

I contratti a tempo indeterminato sono calati del 3,85%, quelli di apprendistato del 16,1%, quelli in somministrazione del 3,8%, mentre i contratti intermittenti aumentano del +6,25%. Un crescita accentuata, quindi, di forme di lavoro precario. “Per evitare che questa tendenza si aggravi – prosegue Monteduro – è necessario intervenire con decisione, investendo sul lavoro stabile e di qualità. Si deve pensare a incentivi alla stabilizzazione, magari attraverso premi per le imprese che trasformano contratti a termine in indeterminati ma che non procedono a licenziamenti, a un rilancio dell’apprendistato con una formazione di qualità per garantire percorsi stabili ai giovani, a una contrattazione collettiva inclusiva attraverso accordi che valorizzino la qualità occupazionale e a una formazione continua”.

Numeri che si riflettono in crisi aziendali, licenziamenti, crescita della cassa integrazione e un Natale che sarà all’insegna dell’incertezza e delle proteste in diverse realtà produttive. Si fa sentire anche su Milano la crisi dei centri commerciali Coin, con 1500 posti di lavoro in bilico in tutta Italia. Filcams-Cgil e Uiltucs hanno dichiarato 18 ore di sciopero, denunciando “l’incertezza sulle trattative in corso, utili a conseguire un piano commerciale che non direzioni l’azienda al fallimento” e quindi al licenziamento dei lavoratori. È solo l’ultima crisi scoppiata nel settore del commercio e della grande distribuzione. Un altro fronte aperto riguarda la multinazionale della logistica Dhl, dove la Filt-Cgil di Milano è pronta a proclamare lo sciopero per una situazione che si è si è creata in particolare nella sede di Peschiera Borromeo.

Il sindacato contesta la “decisione unilaterale dell’azienda di ridurre lo smart working dal 50% al 40%” che “rappresenta non solo un arretramento nei diritti del personale, ma anche un palese mancato rispetto delle relazioni industriali”. Per questo è stato aperto lo stato di agitazione, con il blocco degli straordinari in tutte le sedi coinvolte. “Lo smart working è uno strumento fondamentale per garantire un equilibrio tra tempi di vita e di lavoro – spiega la Filt-Cgil – obiettivo prioritario per chi lavora e per un sistema produttivo moderno”. Nei giorni scorsi hanno scioperato anche i dipendenti Brt, contro “una costante riduzione del personale mediante il mancato rinnovo dei contratti a termine e la mancata sostituzione del personale dimissionario – spiega la Filt – arrivando in questo modo a “tagli” del personale che raggiunge picchi del 30% in alcune filiali”.